La paura della comunità femminile: "Da sole non ci sentiamo al sicuro"

Le cittadine condividono timori e preoccupazioni: "Difficile anche tornare a casa quando è buio". Le richieste alle istituzioni: "Vogliamo maggiori controlli sul territorio, dal centro alla periferia".

Paura e pericolo. Sono queste le sensazioni provate dalle donne alla luce della classifica del Sole24Ore, che vede la città di Bologna al secondo posto per la quantità di denunce presentate per violenze sessuali nel 2022. Questo risultato amplifica i timori della comunità femminile, che vive quotidianamente in stato di allerta, soprattutto nelle ore serali, quando cala il buio. Tra le tante, ci sono preoccupazioni che ricorrono più volte tra le voci delle donne intervistate, dall’insicurezza percepita mentre si cammina per strada da sole all’impossibilità di rincasare o andare al lavoro senza dover necessariamente controllarsi le spalle. "Mi capita di dovermi spostare da sola e in quei casi evito determinate strade o zone, come quella universitaria di via Petroni – confessa Giorgia –. E in certi luoghi è purtroppo più comune che si consumino atti di violenza". Ci sono accortezze che vengono insegnate alle donne già da ragazzine. "Sono sempre vigile ed evito distrazioni – continua Giorgia –. Da più piccola, durante il periodo liceale, mi consigliavano di tenere le chiavi di casa in mano incastrate tra le dita: a volte ho seguito l’indicazione, perché mi sono sentita insicura. È importante sensibilizzare la cittadinanza sul tema, superando lo stigma sociale che etichetta le donne vittime di violenza. Bisogna continuare a denunciare, diventando anche un esempio per chi ha subito gli stessi abusi". Il momento più temuto è appunto la notte. "A Bologna non mi sento mai del tutto sola, quindi credo che in situazioni critiche arriverebbe qualcuno ad aiutarmi – racconta Gaia Giraudo, di vent’anni –. Ma da qui a sentirmi sicura ci vuole altro. Nella solitudine, in particolare nei vicoli, tengo strette le chiavi in mano e mi guardo costantemente le spalle. In più, ho installato sul cellulare l’app del 112 che, in caso di pericolo, viene attivata automaticamente, rilevando i miei dati e posizione".

L’alto numero di denunce fotografa "un problema educativo – conclude Gaia –, che vede la donna come un oggetto". La gravità del secondo posto sul podio deve fare riflettere sulle azioni da mettere in campo in tempi celeri: le donne non possono più aspettare. "Servono più controlli e maggiore illuminazione nelle zone buie, come i parchi e le zone verdi cittadine – confessa Silvana Sorige –. La paura è tale da non poter uscire da sola nemmeno per fare una passeggiata con il cane o per buttare il pattume. Ho paura".

L’insicurezza coinvolge il centro storico e la periferia. "Mi sento insicura sia di giorno sia di notte – evidenzia Giulia Cariati, studentessa universitaria di vent’anni –. C’è sempre qualcuno dietro l’angolo che, con una scusa, diventa insistente. Non mi sento libera, in particolare al Navile, dove i controlli andrebbero intensificati per la sicurezza di tutta la comunità". Anche azioni quotidiane, come finire di lavorare all’imbrunire, potrebbero trasformarsi in situazioni di pericolo. "Spesso sono costretta a chiudermi a chiave all’interno dell’attività commerciale per cui lavoro – sottolinea Francesca Simone –. La nostra tutela è sottovalutata e manca sicurezza. Allontanarsi da casa o semplicemente uscire da sole non deve più essere una nostra paura. Ci hanno educate fin da bambine a difenderci: non è giusto". "In stazione o vicino ai supermercati noto gruppetti che si atteggiano da baby gang, ma non voglio lasciarmi coinvolgere dalla paura o dal timore – conclude Paola Chimetto –. Cerco di non pensarci e vivo tranquillamente, evitando precise zone".

Mariateresa Mastromarino