La Regione per l’arte. Cinema e teatri, si riapre. Per farli rinascere arriva il fondo dedicato

Molti spazi non sono più in attività, altri sono chiusi per sisma e alluvione. La sfida: aiutare i privati e gli enti che vogliono investire nel rilancio. Il progetto di legge approvato all’unanimità dall’Assemblea legislativa.

La Regione per l’arte. Cinema e teatri, si riapre. Per farli rinascere arriva il fondo dedicato

La Regione per l’arte. Cinema e teatri, si riapre. Per farli rinascere arriva il fondo dedicato

di Stefano Marchetti

BOLOGNA

Un sipario chiuso o uno schermo buio sono come ferite dolorose. Per ogni comunità, infatti, un teatro aperto o un cinema in funzione sono occasioni di crescita culturale e di aggregazione, "e spesso sono anche fondamentali presìdi territoriali", sottolinea Mauro Felicori, assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna. Ci sono purtroppo decine di teatri e di cinema non attivi stabilmente da diversi anni: i costi di ristrutturazione, di manutenzione e di gestione sono difficili da affrontare. La Regione ha deciso quindi di sostenere i soggetti pubblici e privati che vogliano investire nella riapertura di sale, con un progetto di legge che è stato approvato all’unanimità in assemblea legislativa. Il nuovo provvedimento integrerà due leggi regionali, quella del 1999 sullo spettacolo dal vivo e quella del 2014 sul cinema: la Regione concorrerà alle spese correnti per riaprire teatri storici e cinema chiusi da più di otto anni (con una deroga di quattro anni per i cinema di aree svantaggiate, come quelle montane).

In Emilia-Romagna sono presenti 117 teatri storici, eredi di una tradizione soprattutto ottocentesca: sono 84 quelli in attività ma con costi di manutenzione e adeguamento tecnologico molto elevati. Alla Regione risultano essere una trentina i teatri non attivi. Alcuni sono tuttora chiusi a causa del terremoto di 12 anni fa (come il teatro Sociale di Finale Emilia e il Comunale di San Felice sul Panaro, nella Bassa modenese) oppure in conseguenza dell’alluvione dell’anno scorso, come il Rossini di Lugo (Ravenna) che era stato finemente restaurato e riaperto nel 2022 ed è stato invaso dall’acqua. In altre sale, peraltro, nell’ultimo anno si sono riaccese le luci della ribalta (bellissimo il restauro del teatro del Popolo di Concordia, sempre nel Modenese), mentre e procedono i lavori a Crevalcore, nel Bolognese. Allo stesso modo ci sono storici cinematografi che non meritano di restare chiusi, come l’Astra di Cesenatico (Forlì Cesena) o l’Apollo di Forlì.

"Riaprire un teatro o un cinema, si sa, è sempre un impegno notevolissimo – ammette Felicori –. Noi vogliamo dare slancio all’attività teatrale che dopo la pandemia ha mostrato segnali molto positivi, con il ritorno del pubblico, e sostenere le sale cinematografiche di qualità. Puntiamo anche a rafforzare il circuito teatrale regionale, l’Ater: facendo sistema, potremo avere sempre più teatri aperti". Un teatro che ha riaperto di recente è il Carani di Sassuolo, costruito nel 1930, chiuso nel 2014 e ristrutturato grazie all’impegno finanziario di un gruppo di imprenditori e privati cittadini che, come mecenati, hanno investito milioni nella riapertura di una sala amatissima: come segno di riconoscimento, nella nuova legge regionale è previsto un contributo straordinario per il Carani di 500mila euro in tre anni.

Scorrendo l’elenco degli antichi teatri emiliano romagnoli, si scoprono vere e proprie perle. Per esempio, il teatro Rinaldi di Reggiolo, attestato già nel Seicento: dopo i primi lavori del 2021, è stata avviata una seconda fase di interventi. O il Sociale di Luzzara, sempre nel Reggiano, un gioiello inaugurato nel 1852: anche in questo caso è partita una nuova tranche di lavori che porterà anche all’aumento della capienza. Attendono di rinascere il teatro Sociale della Concordia di Portomaggiore (Ferrara), inaugurato nell’autunno 1844, e il teatro Maria Pedrini di Brisighella (Ravenna), aperto nel 1832. Ci sono anche teatri bijoux all’interno di antichi palazzi. A Bologna, per esempio, il teatrino di Palazzo Barbazza (attuale sede dell’Ordine dei farmacisti), con palco e boccascena, è l’erede novecentesco di un teatro che quasi certamente esisteva già attorno al 1645. Mentre il teatro Eden in via Indipendenza fu il primo café chantant bolognese, attivo fra il 1899 e il 1923: vi si esibirono anche la Bella Otero e Petrolini. Oggi è la sala colazioni di un elegante hotel.