CLAUDIO CUMANI
Cronaca

La saponificatrice di Correggio Garuti: "Aleggia ancora il mistero"

Lo scrittore ripercorre la vicenda di Leonarda Cianciulli nel volume che presenta in Salaborsa "Fu il primo caso giudiziario a divampare sui giornali dopo il periodo di silenzio imposto dal fascismo" .

La saponificatrice di Correggio  Garuti: "Aleggia ancora il mistero"

La saponificatrice di Correggio Garuti: "Aleggia ancora il mistero"

di Claudio Cumani

Di lei ha scritto perfino Luciano Ligabue in un racconto raccolto nel suo primo libro datato 1997 e intitolato Fuori e dentro il borgo. Ma il personaggio di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, è stato anche protagonista di quattro film, altrettanti spettacoli teatrali nonché di parecchie canzoni soprattutto metal. Per non dire dei saggi, dei romanzi e delle biografie. Insomma, la prima serial killer italiana si è radicata da tempo nell’immaginario collettivo soprattutto di chi ha superato gli anta: trasferita dall’Irpinia a Correggio nel 1930, Cianciulli era moglie di un impiegato del catasto, madre di tre figli ed estroversa commerciante di abiti e mobili usati. In paese abitava al terzo piano di un palazzo di via Cavour 11, veniva aiutata da una domestica nelle faccende quotidiane e non godeva di buona fama. Uccise tre donne, probabilmente per rapina, e, secondo la leggenda popolare, distrusse i loro corpi per farne sapone. Lei ammise i delitti ma non spiegò mai che fine in realtà avessero fatto le vittime. Il fitto mistero ha convinto uno scrittore colto come Maurizio Garuti a costruire un romanzo su questa figura, partendo proprio dai documenti e dai dati certi. Il libro si intitola Il caso Cianciulli (sottotitolo Il romanzo di una storia vera), è edito da Minerva e viene presentato in Salaborsa il 25 maggio alle 18: con l’autore dialogano Carlo Lucarelli, Matteo Marchesini e Stefano Dambruoso mentre Saverio Mazzoni legge alcuni brani.

Garuti, come si è avvicinato a Leonarda Cianciulli?

"Da bambino ne sentivo parlare a casa e vivevo quel personaggio come una strega terribile. Nel tempo ne ho studiato la vita e sono rimasto stupito dal fatto che in realtà nessuno sa bene come si siano svolti quei fatti. Così, partendo dalle notizie certe, ho costruito un romanzo individuando nel commissario Federico Serrao, che davvero condusse le indagini, il protagonista. Il libro non contiene nulla di fantastico ma è una narrazione avvincente che riserva, pagina dopo pagina, sorprese".

È vero che questa assassina forse non fu saponificatrice?

"È così, il mistero continua ad aleggiare. Non si capisce come lei riuscisse a liberarsi dei cadaveri e soprattutto come mai nessuno dei familiari e dei vicini non si fosse accorto di quella macelleria".

Come venne scoperta?

"L’indagine partì da cittadini privati. Fu la maestra Fanti di Correggio a recarsi prima dal maresciallo del paese e poi in Questura a Reggio Emilia. Fu arrestata nel ‘41 ma il processo a causa della guerra si tenne nel ‘46. Cianciulli sperava nel riconoscimento dell’infermità mentale totale, forse per nascondere il ruolo del figlio maggiore. L’ottenne solo parzialmente e fu condannata a trenta anni di carcere e a tre di manicomio criminale". Che ne fu della sua famiglia? "Non è rimasto nessun erede. Il marito se ne andò con i figli a Genova e fece perdere le tracce, lei morì nel 1970 nel manicomio di Pozzuoli. In carcere scrisse un memoriale di 700 pagine in cui ricostruiva in maniera fantastica la sua vita e gli omicidi: tra l’altro diceva di aver cucinato biscotti con il sangue delle vittime per allontanare gli spiriti maligni dalla sua famiglia".

Come mai questa vicenda ebbe tanto risalto?

"Fu il primo caso giudiziario a divampare sui giornali dopo il periodo di silenzio imposto dal fascismo. Poi arrivarono altri episodi a catturare l’attenzione della gente, come le imprese malvitose della banda Casaroli. Una curiosità: l’ascia che usava Cianciulli per i suoi delitti è custodita al museo della criminalità di Roma insieme alle pistole dei banditi bolognesi".