La torre nella ‘fortezza’. Un muro di container per isolare l’area. Sarà alto cinque metri

Il recinto servirà per contenere i detriti nel caso di un eventuale crollo. I ‘blocchi’ collegati tra loro e fissati al terreno con pali, reti e contrappesi. Il cantiere della prima fase partirà a inizio dicembre e finirà a febbraio.

La torre nella ‘fortezza’. Un muro di container per isolare l’area. Sarà alto cinque metri

La torre nella ‘fortezza’. Un muro di container per isolare l’area. Sarà alto cinque metri

Francesco

Moroni

Bologna, la Rossa, sarà ancora più rossa. Soprattutto per turisti e umarell di passaggio che vorranno fermarsi intorno al cantiere della Garisenda. Il recinto è pronto a prendere forma: due ordini di container enormi, color "rosso Bologna" come sottolinea il sindaco, avvolgeranno l’intero perimetro delle Due Torri per contenere la caduta di detriti nel caso di un crollo. È la prima fase del percorso di messa in sicurezza, che partirà nelle prime settimane di dicembre per concludersi tra gennaio e febbraio. Ma, durante la presentazione – con i rendering del Comune davanti agli occhi di tutti –, c’è già chi storce il naso e si chiede che impatto avrà il cantierone sullo skyline bolognese.

IL ‘RECINTO’

"La fortezza" sarà modulare e alta cinque metri, mentre la distanza dai palazzi intorno sarà di circa due metri e mezzo. Il primo obiettivo è "ridurre la vulnerabilità degli edifici circostanti e l’esposizione della popolazione, impedendo l’accesso alla zona circoscritta". Così saranno installati allarmi in caso di intrusione di estranei e un sistema d’illuminazione provvisoria, oltre che telecamere di videosorveglianza. Due le imprese coinvolte: la Modena Ingegneria srl e la Fagioli spa. Sarà quest’ultima a realizzare la cintura contenitiva tramite la posa di moduli metallici, zavorrati e ancorati al terreno e collegati tra loro insieme con reti metalliche paramassi, studiate appositamente con sistemi di pretensionamento e ancoraggio al suolo. All’impresa Modena Ingegneria, invece, arriveranno i dati delle rilevazioni e quelli forniti dall’Alma Mater: la ditta procederà alla cantierizzazione, alla rimozione dei fittoni e della pavimentazione in granito, alla deviazione dei sottoservizi e alla realizzazione di fondazioni profonde circa 10 metri tramite l’innesto di micropali verticali autoperforanti dal raggio di 20 centimetri. Una sorta di ‘modello a palafitta’. La direzione operativa dei lavori è affidata all’ingegnere Gilberto Dallavalle, "professionista altamente qualificato e profondo conoscitore" della Garisenda e dell’Asinelli: è sua la firma dietro a tutti i lavori di consolidamento delle torri dagli anni ’90 in poi. Ad affiancarlo l’ingegnere Luca Lenzi, coordinatore della sicurezza.

IL PIANO LOGISTICO

La seconda priorità dell’intervento è "minimizzare l’impatto logistico". Ecco perché è stato preparato un piano ad hoc su come fare arrivare i materiali nel cantiere, senza intasare il flusso del traffico cittadino. Fondamentale sarà l’Hub operativo, pronto per essere attivato: si tratta di magazzini di proprietà del Comune in via dell’Industria, dove i container saranno sistemati e montati. Da qui, partiranno i mezzi che faranno arrivare i container nel cuore del centro. "Mezzi ordinari, limitando a sporadici casi il trasporto con mezzi eccezionali".

I TECNICI

Del resto la Fagioli ha raddrizzato il relitto della Costa Concordia e ricostruito il Ponte Morandi, ergo le tonnellate non sono un problema: la novità, semmai, è rappresentata dal contesto operativo particolare.

"Si tratta di una struttura modulare che ci permettere di intervenire – spiega Fabrizio Ferrari della Fagioli –. La scelta dei container è tipica del mondo dei grandi sollevamenti: sono gusci perfetti per essere trasportati. Rinforzi e blocchi di cemento fanno il resto. Così riusciamo a minimizzare l’impatto logistico".

I tecnici stanno già esaminando tutte le strade da percorrere per portare i container dall’Hub alla Garisenda, anche grazie a "un dispositivo che consente di mappare gli ostacoli che si possono incontrare lungo il tragitto", come cavi elettrici o altro. I primi ‘pezzi’ arriveranno a inizio mese. Finito l’intervento, scatterà la seconda fase: la costruzione del cilindro che sosterrà la torre, per scongiurare un ipotetico collasso. Passaggio che non durerà "meno di sei mesi".

LE ALTRE FASI

"La struttura è stata pensata e progettata appositamente per la Garisenda – puntualizza Matteo Lepore –. I tempi di commissione sono stati molto brevi: tutti si sono misurati con una sfida importante e con la necessità di garantire un intervento che ci permetta di proseguire con la seconda fase, che richiederà molto più tempo. Sulla terza fase, quella del restauro, vedremo più avanti".

Il sindaco non si sbottona ancora sui nomi che andranno a costituire il Comitato di restauro, ma ci tiene a "rassicurare i bolognesi e le imprese attive intorno alla torre per un passo decisivo" in nome della sicurezza, e rispedisce al mittente le polemiche delle opposizioni, che incalzano l’amministrazione sui tempi della gestione dell’emergenza. Non da ultimo, capitolo risorse: i lavori per la costruzione del recinto di protezione costeranno 4 milioni e 321mila euro, quasi l’intero budget messo a disposizione dal Comune. "Dobbiamo capire bene le regole del Pnrr in questi giorni", aggiunge Lepore, dato che il governo ha promesso dal canto suo uno stanziamento di altri 5 milioni. Poi, toccherà anche alla Regione. Intanto continua la raccolta fondi avviata da Palazzo d’Accursio, con Lepore che ha condiviso sui social un video con Gianni Morandi e Cesare Cremonini: "I bolognesi stanno già donando e tenendo fede alla loro grande generosità – conclude il sindaco –. Nei prossimi giorni faremo un primo bilancio su quanto raccolto". Non è da escludere il coinvolgimento di altri testimonial di lusso. Tutti uniti per la Garisenda, insomma.