
Bologna, 17 gennaio 2023 – Il primo pensiero, dice, sono i "complimenti ai carabinieri e a tutte le forze dell’ordine". Il secondo "a tutti i morti ammazzati". Calogero Germanà è un poliziotto in pensione: ex questore di Forlì-Cesena e Piacenza, e prima ancora responsabile della Criminalpol di Bologna ai tempi della Uno Bianca, quando indagò anche sul sequestro Soffiantini. Dal 2004 vive a Forlì. Il boss Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993 a ieri, quando è stato arrestato in una clinica di Palermo, ha alle spalle una ventina di omicidi e sette stragi, quelle di Capaci e via D’Amelio, ma anche di Milano e Firenze nel 1993 e condanne a quattro ergastoli. Nella lunga scia di morti ammazzati che si lascia alle spalle, ce n’è uno che manca alla lista, e che lo stesso Totò Riina gli rimproverava: lui, Calogero Germanà (per tutti, in Sicilia, semplicemente Rino). "Il mio pensiero – spiega – va a quelli che non ce l’hanno fatta". Germanà, che effetto le fa la cattura di Matteo Messina Denaro? "Mi sforzo di essere credente. C’è una preghiera che dice: confesso a Dio Onnipotente che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni. Consiglio a Messina...