LETIZIA GAMBERINI
Cronaca

L’Albertazzi: "Lo slang di oggi in un dizionario"

Perlini racconta all’Ambasciatori il volume, la storia al centro anche del nostro podcast

Una delle illustrazioni del volume; nel tondo, Francesco Perlini con Valeria Cavallone e Lufo

Una delle illustrazioni del volume; nel tondo, Francesco Perlini con Valeria Cavallone e Lufo

Bologna, 6 ottobre 2023 – Il suo autore , Francesco Perlini , lo definisce un integratore culturale tascabile. Il catalogo illustrato di una città, una generazione, uno spirito. Racchiude tante cose questo volumetto, L’Albertazzi – protagonista della odierna puntata del nostro podcast, oggi in libreria per Pendragon e alla sua prima uscita stasera alle 18.30 alla Coop Ambasciatori –, che si propone come dizionario, grammatica e collettore di slang bolognese "in una variante di balotta".

Le premesse sono tutte nel cammello in copertina, illustrata da Valeria Cavallone e Lufo (il riferimento è al gergale ‘incammellarsi’ e quindi incantarsi, soffermarsi su qualcuno o qualcosa). Sono centinaia le parole condivise, e sdoganate, da generazioni di cittadini, di fianco a quelle parlate da un gruppo di amici del quartiere Mazzini. Qui, in via Albertazzi appunto, si trovava Perlini con la balotta: 27 anni, grafico e copywriter, si definisce un bolognese di seconda generazione. "Un esempio nel testo?– riflette –. Beh alla voce Zdàura , con la sua etimologia, io accosto la nostra variante la Zdàura del Piàno di Sotto ". L’aneddoto riporta a feste e vicini di casa. Storie di vita vissuta.

Perlini, cos’è l’Albertazzi?

"Innanzitutto lo slang è una lingua urbana, una serie di terminologie che le nuove generazioni utilizzano nelle grandi città di tutto il mondo per comunicare attingendo a un immaginario e a un repertorio che non è quello del dialetto, ma cui si aggiungono correnti anche da altre regioni, altri stati, da Internet e della cultura di massa. Il caso di Bologna è specifico, basti pensare all’album del collettivo hip hop Sangue Misto negli anni Novanta, una pietra miliare".

Cosa intende con ’variante di balotta’?

"Significa che dentro il libro è stato portato anche il vocabolario specifico del mio gruppo di amici, in una dimensione molto privata che nel libro viene fusa con la dimensione urbana e cittadina. L’intento è quello di portare allo stesso livello di importanza alcune cose che dicono praticamente tutti e quelle che dicono pochissime eprsone. Ma è uno studio di quello che succede dentro tantissime balotte , in tutto il mondo: gruppi di amici inventano parole. Raccontando una lingua si racconta un piccolo mondo".

Il libro si presenta come un dizionario a tutti gli effetti. Dice che lo ha immaginato preparando un esame di latino.

"Non ho autorità scientifica per elevare all’importanza di un dizionario questo lavoro, ma ho subìto l’influsso degli studi umanistici che ho fatto. È un oggetto stravagante: trattando un’immaginario di nuove generazioni è goliardico, scurrile, ma la forma è quella formale e severa di un dizionario. Il contrasto fra forma e contenuto dovrebbe rendere paradossale il libro. Per me è stato fondamentale l’incontro con uno studio grafico, Chialab: L’Albertazzi è stato il mio progetto di tirocinio con loro".

Un’altra particolarità è data, infatti, dalle illustrazioni.

"Con Chialab abbiamo trovato due illustratori, Valeria Cavallone e Lufo che hanno due stili diversi ma compatibili fra loro: alcune immagini sono piccole e altre grandi a tutta pagina e al nero si aggiunge il rosso".