Le mani danzanti che sanno creare preziosi merletti

Piccoli capolavori in mostra al museo Medievale. Un’arte femminile che diventa contemporanea.

Le mani danzanti  che sanno creare  preziosi merletti

Le mani danzanti che sanno creare preziosi merletti

di Bendetta Cucci

Il merletto è la star, ma dietro ci sono le ’Mani danzanti’ di tante donne italiane che l’hanno reso grande, nutrendo al contempo la loro emancipazione professionale. E viene quasi da condividere il sentimento di qualcuno che sostiene come, candidato a Patrimonio Immateriale Unesco, più che il manufatto dovrebbe essere quell’universo di donne che dal XV secolo ha reso questa arte così grande e bella. Per capire meglio alcuni aspetti di questo sapere femminile già riconosciuto con l’attestazione DeCo (denominazione di origine comunale), fino a domani, nel Lapidario del museo Medievale in via del Castello 3, si può vedere la mostra ad ingresso gratuito ’Una danza delle mani lunga sette secoli’, una piccola ’sfilata’ di merletti dall’inizio del 1900 ad oggi, arrivati da 16 regioni italiane che fanno parte della Rete nazionale del merletto. Un’esposizione di buon auspicio, anche, perché organizzata nell’ambito del Festival dei Portici, che hanno già avuto il loro ambizioso riconoscimento. Se in corsa per questo traguardo c’è la rete italiana, è a Bologna che arriveranno tutte le bravissime merlettaie, coordinate da Aemilia Ars, "società protettrice di arti ed industrie decorative nella regione emiliana" fondata a Bologna nel 1898, i cui prodotti raggiunsero fama internazionale a inizio Novecento.

Una selezione di merletti contemporanei realizzati dalle associate de ’Il Merletto di Bologna’ (doveva esserci anche un ventaglio di Paola Casadio, ma trovandosi nella valigia smarrita a marzo su un treno diretto a Porretta, non ci potrà essere), a testimonianza di una tradizione ancora oggi viva, è in mostra anche con oggetti collezionati con pazienza e passione dalla presidente Francesca Ferroli: vecchie forbici, ditali, uncinetti, fuselli, agorai, puntaspilli, scatoline in legno per kit. Le creazioni si ispirano invece tanto alla natura quanto alla tradizione popolare, religiosa, artistica, così come a una simbologia strettamente connessa al contesto locale. Un elemento molto evidente, ad esempio, nel macramè genovese utilizzato per ornare gli asciugamani, tradizione talmente radicata da identificare con lo stesso termine, nel dialetto locale, l’oggetto e la sua decorazione. Tra i pezzi più interessanti il merletto realizzato con l’antica tecnica del puntino ad ago di Latronico (Potenza) ispirato al copricapo di Porzia nel dipinto Bruto e Porzia di Ercole De’ Roberti (1486-1490 ca.), e ancora quelli che raffigurano disegni tipici dei vari territori, come il pavone di Chioggia o il fiore del caco e la girandola tipici del puncetto valsesiano.

Infine anche una contaminazione, ovvero il quadro delle ’Fasi lunari’ realizzato dalle merlettaie in collaborazione con l’artista Flavio Favelli e ispirato ad una antica illustrazione tratta dal manoscritto di Al-Biruni (Persia 973-1048), relativo ai primi studi della volta celeste.

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