Le migrazioni criminali di Lassoued. Espulsioni schivate e fughe a nord

Il tunisino a Bologna aveva fatto domanda di protezione internazionale: prima della sentenza, era andato in Belgio .

Da Sfax a Lampedusa. E poi verso il Nord Europa, sempre ricacciato verso l’Italia sulla scia dei patti di Dublino. Prima piccolo delinquente. Poi scafista. Infine terrorista in nome della jihad.

La storia geografica e criminale di Abdessalem Lassoued, il tunisino che il 16 ottobre 2023 uccise a Bruxelles due turisti svedesi, si può riassumere così. In queste migrazioni in cerca di identità e riscatto, segnate però da odio e violenza. Con una lunga parentesi a Bologna. Il primo ingresso in Europa di Lassoued risale all’inizio del 2011, quando a bordo di un barchino lascia la Tunisia segnata delle ‘primavere arabe’ e approda in Sicilia, a Lampedusa. Viene fotosegnalato a Porto Empedocle e poi spedito al Cie di Torino. Esce ad aprile con un permesso per ‘motivi umanitari’. E appena fuori punta a nord. Va in Norvegia, ma a novembre viene identificato e rispedito in Italia. Ci resta pochissimo. Parte di nuovo, questa volta con destinazione Svezia. Qui resta fino all’aprile del 2014. Trascorre anche un periodo in carcere. Poi, di nuovo, volo diretto per l’Italia. Questa volta, Lassoued resta un po’ nel Belpaese: almeno due anni, tra Terni e Bologna.

In città, permangono le tracce più consistenti del passaggio del futuro terrorista in Italia: nel 2016, infatti, Lassoued presenta domanda di protezione internazionale alla commissione territoriale bolognese. Nello stesso anno, il tunisino entra nei radar dell’antiterrorismo: la Digos lo intercetta e segnala come islamista radicalizzato. Motivi validi per decretarne, in base al decreto Alfano, l’espulsione preventiva prevista per i soggetti a rischio. Tuttavia, i tempi della burocrazia bloccano il provvedimento: il 26 giugno 2016 la richiesta di protezione internazionale presentata da Lassoued viene dichiarata inammissibile e l’uomo spedito al Cie di Caltanissetta. Da dove, però, presenta il ricorso contro la decisione della commissione: il 21 ottobre, il tribunale fissa l’udienza per trattare il caso al successivo 10 gennaio 2017. E Lassoued lascia di nuovo il Cie, con un permesso di soggiorno valido fino al 24 gennaio 2017. Non aspetta in Italia la decisione del tribunale. Diventa un fantasma e, probabilmente, lascia subito il Paese alla volta del Belgio, dove ricompare nel 2019.

Intanto, l’intelligence bolognese informa le autorità straniere - comprese quelle del Belgio - della pericolosità sociale del tunisino. Da Bruxelles non si curano dell’avvertimento: è il periodo degli attentati, arrivano migliaia di segnalazioni così ogni giorno. E allora Lassoued mette radici. Prova a regolarizzare la sua posizione, anche qui trova un rifiuto. Naufraga, questa volta, il tentativo di rispedirlo in Italia. E arriva così il 16 ottobre. Quando rabbia, frustrazione e follia, covate per anni, esplodono.

Nicoletta Tempera