PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Lerner: "Io, non allineato e isolato"

Il giornalista presenta oggi il suo libro ’Gaza. Odio e amore per Israele’. "Sostegno dalla comunità bolognese"

Lerner: "Io, non allineato e isolato"

Lerner: "Io, non allineato e isolato"

Come possono convivere sentimenti profondamente contrastanti, specie se rivolti alla propria terra, al luogo degli avi e delle proprie radici culturali e religiose? È un’ambivalenza che oggi attraversa gran parte della società civile, quella raccontata da Gad Lerner nel suo nuovo libro, ’Gaza. Odio e amore per Israele’ (ed Feltrinelli), che l’autore presenta oggi alle 18 alla Libreria Feltrinelli Ravegnana insieme a Rula Jebreal.

Lerner, è davvero impossibile oggi essere imparziali di fronte a quello che succede a Gaza, realtà che lei conosce molto bene?

"Io, per gli ebrei osservanti, sono uno di quelli che vengono definiti Ebrei del Kippur, perché frequento i luoghi di culto della mia religione solo nelle feste comandate, e nemmeno tutte. Ma il mio rapporto con Israele è fortissimo, è la terra della mia famiglia: io sono nato a Beirut, ma ogni fine settimana andavamo in auto a Tel Aviv, era naturale, come spostarsi da Bologna alla Riviera romagnola. E proprio per questo, non avendo accettato acriticamente il comportamento del governo Netanyahu, spesso sono visto con sospetto dalla mia stessa comunità. Provo a essere imparziale, ma la situazione è precipitata al punto che ogni critica, ogni posizione discorde, fa sentire un ebreo non allineato, ancora più isolato".

Visto dall’esterno, il governo Netanyahu sembra però ancora solido.

"Non è assolutamente così. Il forte movimento di opposizione all’attuale premier, nato per protestare contro la riforma della giustizia, non è scomparso con il 7 ottobre. Anzi, le critiche, le pressioni su Netanyahu sono fortissime, sia nell’ambito della politica, sia con la realtà dei parenti degli ostaggi. Difficile immaginare un Paese nel quale è istituito un gabinetto permanente di guerra così lacerato. E questa debolezza dell’esecutivo lo rende ancora più duro e determinato nelle scelte che hanno cancellato dall’orizzonte la possibilità di una convivenza tra ebrei e palestinesi".

Lei è tra i firmatari dell’appello ’Voci Ebraiche’ per la pace.

"Sì è un appello che ho avuto l’onore di condividere con tantissime ebree e ebrei italiani sconvolti dalla risposta di Netanyahu all’attacco terroristico di Hamas, un’ zione militare ordinata per restare al potere, senza alcuna indicazione su come uscire da questa guerra. Lo hanno firmato personalità di grande rilievo dell’ebraismo, un nome su tutti, quello di Edith Bruck, poetessa e testimone della Shoah".

Che reazioni ha suscitato la vostra iniziativa nelle istituzioni ufficiali dell’ebraismo?

"Nessuna, totale indifferenza, atteggiamento che si riserva a chi, perché chiede la pace, viene considerato un eretico. Per questo, anche prima di scrivere il libro, mi sono interrogato sul fatto che forse sarebbe stato meglio tacere. Ma da parte degli ebrei la vicinanza è stata enorme, sono inondato di messaggi, sono in tantissimi della mia fede a pensarla come me e come i firmatari dell’appello. In particolare mi è stata vicina la comunità ebraica bolognese che sono felice di poter abbracciare questa sera, come sono felice di poter dialogare con Rula Jebreal, cittadina israeliana, che ho portato a LA7 all’inizio della sua carriera".