L’esempio delle ‘madamin’: "Alzate sempre la voce"

Giordano e le manifestanti SìTav: "Anche noi partimmo raccogliendo firme"

L’esempio delle ‘madamin’: "Alzate sempre la voce"

L’esempio delle ‘madamin’: "Alzate sempre la voce"

Giovanna Giordano era tra le ‘madamin’ che, alzando la voce e facendo sentire le proprie ragioni, hanno invertito la rotta in Italia nel dibattito pro o contro Tav e hanno riempito le piazze in segno di protesta. Da oggi sotto le Torri parte a tutti gli effetti la ‘Città 30’ e il malcontento di tanti bolognesi sembra sempre più evidente, impresso in una raccolta firme a favore di un referendum che ha sfondato già il tetto di 30mila firme.

Giordano, secondo la sua esperienza, può servire un’azione del genere?

"Serve sempre far sentire la propria voce, soprattutto quando non si è quattro gatti. Noi, all’inizio, eravamo sette, ma mi sembra che a Bologna si parli di decine e decine di migliaia di persone. E mi sembra anche sia un’iniziativa apolitica, proprio come facemmo noi".

Allora come andò?

"Partimmo proprio con una raccolta firme, che poi si gonfiò fino ad assumere i toni e la dimensione di una una protesta nazionale. Volevamo indire una manifestazione perché si trattava di un’opera importantissima. E funzionò, non solo per il caso specifico, ma servì a dare un impulso a livello generale: una presa di coscienza da parte del governo che ci voleva".

È importante, dunque, far sentire la propria voce. Lo farebbe anche oggi a Bologna?

"Non conosco da vicino la situazione, ma mi pare come anche in questo caso si tratti di una scelta un po’ calata dall’alto. E, in questi casi, è fondamentale far sentire la voce dei cittadini in una sommossa di carattere civico".

Una forma di ribellione?

"Spesso si fanno iniziative senza nemmeno sapere il motivo. Mentre qui mi sembra ci sia grande partecipazione: le persone vogliono far valere le proprie ragioni e sono già tantissime. Un po’ come successo nel nostro caso per la Tav, quando non ci furono gruppi politici organizzati, ma persone già dentro la società civile che volevano avanzare richieste e ragionare insieme".

Spesso, quando si diventa voce fuori dal coro, può essere pericoloso e si va incontro a possibili ripercussioni. Per voi è stato così?

"Ogni tanto può capitare. Certo, non è che andassimo a passeggiare in Val di Susa come se nulla fosse (sorride, ndr). E oggi bisogna considerare che ci sono anche i social, ma già allora l’attenzione era alta. Noi eravamo seguite dalla Digos di continuo e spesso i No Tav si presentavano anche fuori dalle nostri riunioni per urlare e inveire. In quel caso c’era un fronte molto organizzato e tanti cittadini hanno subito pressioni anche molto pesanti. Ma mi viene da dire una cosa...".

Dica pure.

"Ne vale la pena!".

Francesco Moroni