Liste d’attesa, nuovo piano per ridurle

La sanità privata supporta la pubblica, ma le liste d'attesa restano un problema. Tagli passati e nuovi piani futuri per migliorare il sistema.

Punto numero uno, la sanità privata non soffoca niente e nessuno. Anzi, attraverso le convenzioni è un valido supporto alla sanità pubblica che da sola non riesce a coprire tutte le richieste. Infatti le liste d’attesa, nonostante le promesse fatte un giorno sì e uno no dall’assessorato alla sanità della Regione, sono generalmente lunghe o in certi casi bloccate. Punto numero due, la sanità, compreso anche l’aspetto della carenza dei medici di famiglia, sconta dieci anni di tagli progressivi effettuati dai governi centrali e dalle stesse Regioni, quindi è ingiusto addossare tutta la colpa allo staff di Giorgia Meloni. La Regione Emilia Romagna ieri ha fatto sapere che dal 30 giugno non ci saranno più agende chiuse per le liste d’attesa. Diamo fiducia all’ennesimo annuncio. Intanto il Ministero attuale ha varato un piano complessivo per abbattere i tempi lunghi che arriverà in Consiglio dei ministri con il testo definitivo il 3 giugno. La bozza ora è all’esame finale dei ministeri della Salute e dell’Economia. Il piano prevede, fra le altre cose, l’introduzione delle urgenze e le deroghe al tetto del personale, un Cup unico a livello regionale, visite al sabato e alla domenica con fascia oraria prolungata. Per il 2024 il Governo ha stanziato più risorse rispetto al 2023: 5 miliardi in più a livello nazionale, che si traducono in oltre 400 milioni a livello regionale.

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