Luca Goldoni, gli occhi dell’Italia

Luca Goldoni, grande inviato e giornalista bolognese, è scomparso. Amici, colleghi e familiari ricordano il suo sguardo acuto e ironico, capace di scrutare nelle pieghe della quotidianità. Saluto finale domani alle 15.30 nella chiesa di San Giovanni in Bosco.

Chissà che pezzo avrebbe scritto Luca Goldoni sulla scomparsa di Luca Goldoni. Probabilmente magistrale, sicuramente ironico tanto da strappare un sorriso anche a chi pur facendo di tutto per resistere è costretto a lasciarsi sfuggire una lacrima. Non saprei cosa aggiungere a ciò che in questi giorni colleghi autorevoli compreso il figlio Alessandro, amici, reduci di quella generazione di professionisti hanno scritto di lui. "Sono stanco" aveva confidato negli ultimi giorni a Gianni Leoni, amico e collega di una vita al Carlino, primo e ultimo amore giornalistico di Luca Goldoni. Ma se gli avessero messo un computer sulla scrivania avrebbe scritto un corsivo lucido come sempre, frutto di quel suo sguardo acuto che sapeva scrutare nelle pieghe della quotidianità. E’ stato un grande inviato che ha girato il mondo, ma ha saputo raccontare il mondo anche semplicemente guardandosi intorno senza muoversi dalla sua Bologna. Osservava i tic, le stranezze, i vizi, le virtù, le abitudini degli italiani e ne ha saputo trarre un infinito film a colori, un Giro d’Italia con le parole. Domani chi gli ha voluto bene o anche solo ammirato lo saluterà alle 15,30, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni in Bosco, in via Bartolomeo Maria Dal Monte. Col suo stile garbato scrisse un libro sul giornalismo intitolandolo ’Sempre meglio che lavorare’. La frase è entrata nel pensiero comune e tutti da allora credono che sia vero.

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