
Foto di Fosco Maraini/Proprietà Gabinetto Vieusseux © Archivi Alinari
di Patrick Colgan
"Che cosa è un sasso rispetto a un uomo? Solo un frammento di sabbia rappresa, di calcare compatto; ma che cosa è un uomo rispetto alla pietra? Una favola che passa come nube all’alba". Fosco Maraini parte dall’incontro fra uomo e pietra per raccontare la Gerusalemme visibile e invisibile, quella che si può toccare e quella spirituale o cancellata dalla storia. Sono parole a lungo dimenticate quelle scritte nel 1967 dall’antropologo, fotografo, poeta e scrittore morto nel 2004, riemerse dall’archivio del Gabinetto Vieusseux di Firenze e pubblicate per la prima volta in Italia dal Mulino nel libro ’Le pietre di Gerusalemme’, curato da Maria Gloria Roselli, con numerose foto. Il libro sarà letto e raccontato dalla figlia e celebre scrittrice Dacia Maraini domani sera (lunedì 21 novembre) alle 18 in SalaBorsa (diretta sul canale youtube Bologna Biblioteche).
Fosco Maraini, che ha dedicato gran parte dei suoi studi e della sua scrittura all’estremo oriente, dal Giappone al Tibet, arrivò a Gerusalemme nel 1967, dopo la guerra dei Sei giorni. I testi vennero pubblicati solo in inglese. La storia è stata raccontata anche in un podcast (www.mulino.itpodcast) con la curatrice Roselli e lo storico Franco Cardini, autore della prefazione.
Dacia Maraini, conosceva già questo testo di suo padre?
"Non conoscevo questo testo su Gerusalemme. Lo sto leggendo e lo trovo splendido. Molto profondo dal punto di vista storico ma anche molto accurato e poetico dal punto di vista linguistico".
Che distanza c’è tra le sue parole di padre e scrittore?
"Mio padre aveva una particolare passione per il linguaggio, con cui amava giocare e il gioco era un processo di approfondimento mai una evasione".
Che differenza trova fra il Fosco Maraini che scrive del Giappone che conosceva profondamente e quello che invece scrive di Gerusalemme? Cardini scrive di averlo avvertito come il libro nel quale “lui è più lui”.
"Penso che Cardini abbia ragione. Parlando di Gerusalemme Fosco si è sentito più libero proprio perché non era il suo campo accademico e questa libertà gli ha permesso di puntare sul linguaggio e sull’estetica".
Lei è stata a Gerusalemme. Che cosa ha ritrovato nel racconto di suo padre?
"Rritrovo quella sensazione di incontro con una antichità piena di significati e di emozioni profonde che hanno preso la forma delle pietre".
Che significato ha viaggiare per uno scrittore?
"Per me il viaggio è un processo di conoscenza, non un’esperienza turistica. Il viaggio vero crea dei rischi, non fisici ma spirituali: ci si confronta con culture diverse e si rischia il dubbio storico".
Cosa penserebbe Fosco Maraini dei tempi che viviamo oggi?
"Immagino che sarebbe indignato per il terrorismo di Stato che sta imponendo un paese civile caduto nelle mani di un dittatore crudele, contro un Paese fratello, orgoglioso e intrepido".
Che legame ha con Bologna?
"Bologna è una città che amo, per la sua sapienza, il suo coraggio e il suo amore per la libertà. Anche se paradossalmente, quando tira fuori la sua piccola anima nera, può diventare crudele e inaspettatamente irrazionale. Ma per fortuna poi trova la forza di affidarsi alla sua grande anima dai colori festosi e torna a essere la Bologna sperimentale e lungimirante che l’ha resa ammirevole".