Marconi, il primo ’networker’

Oggi a Pontecchio Marconi Marc Raboy presenta il suo libro dedicato allo scienziato, con prospettive inedite

Marconi, il primo ’networker’

Marconi, il primo ’networker’

Oggi alla Fondazione Guglielmo Marconi di Pontecchio Marconi, nell’ambito di ’Marconi 150! 1874-2024’ lo scrittore Marc Raboy presenterà alle 15 ’Marconi. L’uomo che ha connesso il mondo’ (Hoepli), una biografia (pubblilcata otto anni fa ma solo ora tradotta) che affronta nuovi aspetti, anche controversi, della personalità dello scienziato bolognese, nato proprio il 25 aprile 1874.

Qual è stato l’aspetto di Guglielmo Marconi che l’ha portata a scriverne la biografia?

"Quando ho scoperto quanto fosse ’politico’ Marconi e quanto controverso fosse e sia tuttora, il suo rapporto con la politica non solo in Italia, ho iniziato la mia ricerca. Marconi si è sempre assicurato di essere vicino al potere politico e ne ha compreso l’importanza per poter raggiungere i suoi obiettivi. Ero professionalmente consapevole del ruolo scientifico di Marconi e del ruolo della sua azienda come attore economico dominante nella comunicazione globale, ma ero, forse ingenuamente, inconsapevole di quanto strettamente lavorasse con tutte le principali ’grandi potenze’ coloniali, imperiali, del mondo".

Il suo libro racconta anche il rapporto tra lo scienziato bolognese e il fascismo. È una storia inedita?

"Il tema era stato affrontato in modo piuttosto delicato e incompleto e addirittura per niente nella letteratura anglosassone. Nello stesso periodo in cui facevo ricerca, ho incontrato Riccardo Chiaberge, anche lui stava lavorando a un libro su Marconi e uscì più o meno quando uscì il mio, otto anni fa. Credo sia stato il primo trattamento popolare in cui un autore italiano affronta con franchezza la questione. Ma ancora una volta, a causa della vasta combinazione di fonti che ho utilizzato - e forse della mia prospettiva da ’outsider’, io non sono italiano – penso sinceramente che il mio libro sia il primo ad affrontare completamente la questione. Eppure nonostante ciò rimangono ancora alcune importanti domande senza risposta: cosa stava esattamente pensando negli ultimi giorni della sua vita, quando chiese un incontro con Mussolini e si incontrò con il Papa, dopo aver espresso ad alcune persone a lui vicine il suo disappunto e la sua preoccupazione per ciò che stava succedendo nel mondo e specialmente perle crescenti tensioni tra Italia e Inghilterra, le sue due patrie".

Lei scrive che Marconi è stato inventore di internet ma soprattutto ‘un uomo che tesse relazioni’, un ‘networker’. è un punto di vista inedito?

"Direi di sì. Inizialmente volevo intitolare il mio libro proprio ’The Networker’, ma il mio editore inglese pensava che fosse troppo oscuro. Marconi, ovviamente, metteva in rete il mondo, ma era anche un ’networker’ consumato, costruendo relazioni personali e creando connessioni ovunque".

Lei scrive che Marconi è ’contemporaneamente e inesorabilmente presente in ogni luogo e connesso al nulla, proprio come il wireless’. Che cosa intende con questa riflessione?

"Il wireless è diventato una metafora del mio tentativo di comprendere l’uomo. Marconi era un uomo profondamente solo, sempre alla ricerca irrequieta di qualcosa che continuava a sfuggirgli. Fino agli ultimi anni della sua vita fu in continuo movimento, spesso ’senza fissa dimora’. L’unico momento in cui sembrava essere in pace era quando era al lavoro, impegnato nella sua ricerca, cercando costantemente di perfezionare l’unica cosa che dava significato alla sua vita: migliorare la nostra capacità di comunicare…".

Benedetta Cucci

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