Massacrata a morte: "Sento ogni vittima come fosse mia sorella. Il dolore non passa"

Stefania Matteuzzi era al telefono con Alessandra mentre veniva uccisa "L’iniziativa di Gualzetti con i parenti delle vittime? Aderisco volentieri. La fiducia nella giustizia è tutto quello che mi resta: pene certe".

Massacrata a morte: "Sento ogni vittima come fosse mia sorella. Il dolore non passa"

Massacrata a morte: "Sento ogni vittima come fosse mia sorella. Il dolore non passa"

di Federica Orlandi

BOLOGNA

Le donne uccise in Italia quest’anno sono più di cento. Di tutte Stefania Matteuzzi conosce il nome e la storia. "Le sento come fossero mia sorella. Ogni storia è a sé, ha il suo dramma. Ma alla fine il lutto è quello, insuperabile. E quello che è successo a Sandra può succedere a tutte". Alessandra Matteuzzi è stata assassinata a 56 anni a martellate, calci, pugni e colpi di panchina dall’ex Giovanni Padovani, 27. L’ex calciatore, in carcere da quel 23 agosto 2022, è ora a processo per omicidio pluriaggravato.

Stefania, sabato scorso è stata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Crede si stia facendo abbastanza?

"Il fatto che si parli così tanto di femminicidio è una sconfitta: significa che continua a essere un problema. Paradossalmente vorrei fosse capitato solo a me, una disgrazia isolata. Invece è un dramma che pare ingestibile. E allora è bene che se ne parli. Che si faccia qualcosa per prevenire questi delitti e giudicare con severità chi li ha commessi. La fiducia nella giustizia è tutto ciò che mi resta".

Ha seguito i casi più recenti?

"Li conosco tutti a memoria. Quando Giulia Cecchettin è scomparsa, mi svegliavo la notte per controllare se l’avevano trovata. Come si fa di fronte a certe cose a non rivivere il proprio dolore? Sembra un incubo".

Vincenzo Gualzetti, padre di Chiara che fu assassinata a 15 anni nel 2021, ha annunciato ieri al Carlino la sua piattaforma web per riunire i parenti delle vittime di questi delitti per fare fronte comune. Tra l’altro, lui chiede pene certe per i colpevoli. Cosa ne pensa?

"Pene certe e più severe per gli assassini: lo chiedo anche io. Purtroppo ora non ho la forza emotiva di avviare iniziative in memoria di Ale, ma nel mio piccolo aderisco con piacere a quelle di altri, se possono migliorare le cose".

Come sta in questo periodo?

"Male, peggio del solito. Penso sempre e solo a Sandra, cose belle e brutte. Di notte mi sveglio con gli incubi, sento le urla al telefono, oppure ricordo i momenti quando c’era ancora nostro papà. A giorni sarebbe il compleanno di Ale. Nostra mamma sta male, l’altra sera mi ha detto ’vieni a trovarmi con la Sandra?’. Poi ha momenti di lucidità, ma il dolore è tale che in un certo senso l’Alzheimer la tutela, la confonde e almeno sopporta".

Cosa resta dopo un lutto tanto grave?

"Pensavo che avrei iniziato a elaborarlo. Invece il dolore non passa. Forse perché mi tormento: potevo fare di più".

Sandra fu uccisa mentre era al telefono con lei, che la convinse a denunciare l’ex per stalking. Cosa si rimprovera?

"Quella sera potevo insistere di più. Lei era a cena da me, era spaventata perché lui il giorno prima era andato a casa sua e lei l’aveva assecondato temendo una reazione scomposta. Le chiesi perché non avesse chiamato i carabinieri, rispose che non ne aveva avuto il tempo e aveva avuto paura. Dissi: andiamo subito in caserma. Ma lei non volle, promise che ci sarebbe andata l’indomani mattina presto. Almeno fosse rimasta a dormire... Ma era certa che lui le avesse detto la verità sull’essere tornato in Sicilia. Credo che quella più spaventata in realtà fossi io: lei mi assecondava, ma poi lui piangeva, chiedeva scusa e credo che lei abbia in parte sottovalutato il pericolo. Io rispettavo mia sorella. Lui ha strappato a lei la libertà di vivere, a me di amarla. Credo abbia sfogato su di lei le sue frustrazioni. Se si fosse limitato a dispetti o furtarelli, l’avrei perdonato. Ma per questo non c’è perdono. E riguarda tutti noi: ai parenti di donne in questa situazione dico non sottovalutate i segnali, mai".