MyMenu, valanga di licenziamenti. A Bologna rischiano 35 ciclofattorini

La piattaforma di food delivery aveva firmato la ’Carta dei riders’ avviata a Bologna, Cgil sulle barricate. Il ceo Tribuzio rassicura: “L’accordo con Just Eat porterà all’assunzione dei lavoratori. In città su 5 dipendenti, 3 sono già stati presi dalla nuova società”

MyMenu chiude i battenti. E tra gli oltre 300 rider che verranno licenziati, ci finiscono anche 35 ciclofattorini bolognesi. Uno scenario a tinte fosche, a seguito della decisione della società di consegna di pasti a domicilio in portafoglio al Gruppo Pellegrini di avviare una procedura di licenziamento collettivo per tutti i suoi dipendenti in Italia. E dire che MyMenu aveva anche firmato la famosa ’Carta dei riders’, ideata dall’ex assessore della giunta Merola, oggi senatore di Azione, Marco Lombardo.

"Questa è la città della ‘Carta dei riders’, a Bologna gli accordi si rispettano e non si gioca con la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori", tuona Michele Bulgarelli, segretario generale della Camera del lavoro di Bologna. Toni condivisi dalla Filt-Cgil e dalla Nidil-Cgil di Bologna che hanno subito richiesto, come già successo a livello nazionale, "un tavolo di confronto a livello locale". Proposta raccolta dalla Città metropolitana: "Convocheremo il prima possibile un incontro del Tavolo di Salvaguardia – osserva in una nota, il capo di Gabinetto con delega al Lavoro, Sergio Lo Giudice – in modo da avere un confronto congiunto con azienda e sindacati e trovare le migliori soluzioni a tutela dei lavoratori". La scelta dell’azienda, argomenta, "avrà una pesante ricaduta anche sul territorio metropolitano, colpendo 35 lavoratori. Il percorso che stiamo conducendo a tutela dei diritti con la ’Carta dei riders’ prima e poi con la ’Carta metropolitana per la logistica etica’ – conclude – ci pone in prima linea nella difesa del lavoro e del lavoro di qualità".

Dalle sigle Cgil, intanto, c’è la disponibilità a fare di tutto per salvaguardare i posti di lavoro: "Siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti, sindacali e legali, a nostra disposizione", ricordando come in questi giorni MyMenu ha avviato una procedura di licenziamento collettivo per tutti i suoi dipendenti in Italia, annunciando che dismetterà le attività a fine anno terminando tutti i rapporti di lavoro per i 35 lavoratori e lavoratrici assunti con contratto subordinato, ma anche per tutti – 242 a livello nazionale – i lavoratori con contratto di collaborazione, a cui si aggiungono 55 con partita Iva. Giovedì la Nidil-Cgil ha dettagliato le intenzioni di MyMenu che ha in corso un accordo commerciale con Just Eat, finalizzato alla transizione dei propri clienti verso quella piattaforma di food delivery. "Purtroppo nell’intesa l’assunzione dei rider di MyMenu, però, non è vincolante", fa sapere la sigla Cgil. Preoccupata anche la Fit-Cisl nazionale che, nei giorni scorsi, ha messo a disposizione dei rider sportelli ad hoc. Deluso l’ideatore della ’Carta dei riders’, Lombardo: "Spero che i lavoratori coinvolti possano essere riassorbiti da altre imprese del territorio".

La risposta di MyMenu

La società, però, ridimensiona i timori della Cgil sui licenziamenti. Edoardo Tribuzio, fondatore e ceo della società di food delivery, rassicura sull’accordo con Just Eat, grazie al quale i lavoratori potranno essere riassunti. «Su Bologna, ad esempio, ci sono 5 rider dipendenti – spiega il ceo di MyMenu che cesserà le attività – e tre, che si sono candidati con Just Eat, verranno riassunti». L’altra trentina di collaboratori – che Tribuzio sottolinea percepiscono 269 lordi al mese a fronte di un impegno di lavoro limitato – non rientrerà nei licenziamenti collettivi, perché non dipendenti della società. Non solo. Il fondatore della società spiega che il passaggio a Just Eat sarà migliorativo anche per i ciclofattorini con un contratto ‘co-co-co’, visto che verranno assunti. Ma – spiega – “non tutti ambiscono a diventare dipendenti”. Resta il fatto, comunque, che per i rider che perderanno il lavoro ci sarà la possibilità di essere riassorbiti (candidandosi) non solo in Just Eat, ma anche nel gruppo Pellegrini che metterà a disposizione una cinquantina di posti di lavoro. Infine, Tribuzio si dice disponibile a partecipare al tavolo richiesto dalla Città metropolitana. Ma, con una postilla: “Parteciperemo volentieri, ma quanto si poteva fare è già stato deciso a livello nazionale. Dubito che si riesca a stabilire qualcosa di diverso a livello locale”.

Rosalba Carbutti