Omicidio della vigilessa. Carcere confermato per Giampiero Gualandi

Il tribunale della Libertà non ha accolto la richiesta di domiciliari della difesa. Sofia Stefani fu uccisa da un colpo sparato con la pistola d’ordinanza.

Omicidio della vigilessa. Carcere confermato per Giampiero Gualandi

Omicidio della vigilessa. Carcere confermato per Giampiero Gualandi

Rimane in carcere Giampiero Gualandi, il vigile di 63 anni ex comandante della polizia locale di Anzola accusato dell’omicidio volontario aggravato della ex collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva avuto una relazione. Stefani è stata raggiunta al viso da un colpo della pistola d’ordinanza di Gualandi il 16 maggio scorso, nell’ufficio di lui all’interno della sede della polizia locale di Anzola.

Il tribunale della Libertà non ha dunque accolto il ricorso della difesa dell’uomo, avvocato Claudio Benenati, che aveva chiesto l’annullamento della misura o in subordine i domiciliari, confermando la custodia cautelare in carcere disposta dal giudice per le indagini preliminari Domenico Truppa. Il gip infatti non ritenne credibile la versione dell’indagato, che alla convalida parlò di un colpo partito accidentalmente durante una colluttazione con la giovane che aveva cercato di afferrare la pistola da lui lasciata sulla scrivania dopo averla pulita. E, d’accordo con la Procura, ne dispose il carcere per omicidio volontario. Le motivazioni della decisione del Riesame sono attese tra 45 giorni, il termine massimo possibile.

"Attendiamo queste per valutare poi un’eventuale ricorso per Cassazione – così l’avvocato Benenati –. I giudici hanno deciso in base agli elementi che avevano anche Procura e gip a loro tempo: io continuo a sostenere che già quelli bastassero a non fare propendere per un’ipotesi dolosa di omicidio, ma prendo atto che la mia idea non sia condivisa. Vero è che dagli esami in corso ci attendiamo emerga la conferma della versione del mio assistito, e questo cambierebbe radicalmente la sua posizione". Da omicidio volontario a colposo, dunque.

In particolare, si attendono gli esiti di autopsia e balistica, esami già eseguiti, e della consulenza informatica, in corso con i consulenti Michele Sacchetti (Procura), Michele Ferrazzano (famiglia Stefani) e Lorenzo Benedetti (difesa). Gli esami sui cellulari di vittima e indagato, su copia forense fatta dai carabinieri del Nucleo investigativo, sono iniziati venerdì scorso.

Intanto, dall’autopsia sono emerse un’escoriazione sulla mano di Sofia, su cui si attende l’esame istologico per la datazione, e tracce di polvere che se l’esame chimico-fisico confermasse fossero da sparo, avvallerebbero la tesi di Gualandi. Dall’esame dei tecnici balistici nell’ufficio in cui è avvenuto l’omicidio non emerge a un primo sguardo una dinamica univoca: nello spazio rettangolare, le tracce di sangue di Sofia erano sul pavimento, accanto alla scrivania di Gualandi, e sulla parete dietro la stessa, come se la ragazza, entrata, si fosse affiancata all’indagato seduto al computer. Il proiettile che le ha trapassato il viso era a terra e la sua traiettoria parrebbe confermare quella di un colpo dal basso verso l’alto, pur con inclinazione minima. Non si escludono ulteriori sopralluoghi.

I familiari di Sofia però non hanno dubbi: "La decisione del Riesame conferma le ragioni della domanda cautelare della Procura – così il loro avvocato Andrea Speranzoni –. Ritengo che l’omicidio di Sofia abbia natura volontaria. Gli elementi probatori ora disponibili confermano il quadro ricostruttivo della pubblica accusa".

Federica Orlandi