ANDREA BONZI
Cronaca

L’omicidio di Rita Spisani, decapitata nel Reno: un giallo di 150 anni fa

La donna trovata senza testa nel 1874, protagonista del nostro podcast. Della morte fu ritenuto colpevole Enrico Galavotti, condannato ai lavori forzati

Una storia noir nella Bologna dell’800

Una storia noir nella Bologna dell’800

Bologna, 22 gennaio 2024 – Il corpo di una donna senza testa viene ritrovato nel letto del fiume Reno. Poco distante, il capo avvolto nei capelli neri. È il 21 gennaio 1874, e Bologna si risveglia in un incubo degno di Jack Lo Squartatore. La vittima è Rita Spisani, 36 anni. Di mestiere, Rita fa la sarta e la donna di servizio nella casa di una famiglia altolocata. Le voci che circolano a Bologna parlano di una Spisani confidente di persone illustri, tanto da conservare alcune borse di documenti compromettenti. Questo delitto di 150 anni fa è al centro del nostro podcast ‘il Resto di Bologna’ che racconta storie, curiosità e personaggi della nostra città. Il podcast è ascoltabile qui sul nostro sito e sulle principali piattaforme audio: Spotify, Google e Apple podcast.

La scomparsa della Spisani era stata denunciata la sera precedente al ritrovamento. Secondo una conoscente, quella mattina la donna sarebbe uscita dalla casa in cui alloggiava, vicino a via Castiglione e via Farini, di gran carriera, senza rassettare la stanza. Da subito fioccarono le testimonianze, che parlavano di un calesse per merci – detto biroccino – che era stato visto aggirarsi all’angolo del Teatro Comunale con un grande sacco che giungeva fino alle spalle del guidatore, coperto con i lembi del mantello. Una circostanza, per gli appassionati di horror, che ricorda davvero il mostro londinese che uccideva le prostitute.

Le attenzioni vennero rivolte dagli inquirenti verso Enrico Galavotti, servo nella stessa famiglia in cui lavorava la Spisani e con diversi precedenti per furto alle spalle. Le cronache dell’epoca, riportate sul web in ‘Storia e memoria di Bologna’, portale curato dal Museo della Certosa e dal Museo del Risorgimento, narrano dell’arresto del sospettato già il 26 gennaio 1874. Secondo la ricostruzione, la povera donna era stata colpita alle spalle e decapitata quando ancora non era morta. Nella stalla, le tracce di sangue erano inequivocabili. Il Galavotti negò di essere l’assassino e incolpò altri, ma fu presto costretto a ritirare le accuse. Il processo iniziò in primavera e Galavotti fu condannato ai lavori forzati, evitando la pena di morte. Ombre sul movente: quello economico – un furto o un debito non saldato – non fu confermato nemmeno dai giudici. Rita Spisani venne tumulata nel cimitero della Certosa.