"Racconto le storie dietro l’eccidio di Fiesso e Vigorso"

Claudio Visani trasforma un episodio poco noto in romanzo: ’L’ultima tragica cascina’. Le ricerche al Parri.

"Racconto le storie dietro l’eccidio di Fiesso e Vigorso"

"Racconto le storie dietro l’eccidio di Fiesso e Vigorso"

È stata una delle più cruente azioni nazifasciste nel Bolognese, ma dell’eccidio di Fiesso e Vigorso del 21 e 22 ottobre 1944 si è scritto poco. Si conosceva il bilancio, almeno otto partigiani caduti, altri otto catturati e fucilati, una famiglia di sette contadini innocenti sterminata, ma non la storia delle vittime. Come ci fosse qualcosa da non raccontare. Per questo velo di mistero Claudio Visani, giornalista, romagnolo d’origine e bolognese di adozione, si incuriosisce, cerca materiali e testimonianze. All’Istituto Parri trova documenti e registrazioni audio che gli permettono di disegnare uno scenario più completo. Materiali poi raccolti da Visani nel romanzo ‘L’ultima tragica cascina’ (Edizioni del Loggione), che oggi alle 11 viene presentato a Cà di Malanca, luogo simbolo della Resistenza.

Visani, cosa ha recuperato all’Istituto Parri?

"Tra le audiocassette mai ascoltate, c’era anche un’intervista inedita a Chiara Poluzzi, unica sopravvissuta alla mattanza della famiglia Maccagnani. Ho ricostruito le storie di chi quella notte era nella cascina del podere Mazzacavallo e delle vittime. Un’altra strage fu evitata per un soffio, quella della famiglia Vanti, grazie all’intervento di un ‘tedesco buono’".

Ambienta il romanzo nel presente. Un professore ricostruisce la vicenda coinvolgendo un’amica ricercatrice e i suoi studenti…

"Un espediente letterario per trasmettere la memoria di questo eccidio coinvolgendo le generazioni di oggi".

Cosa significa, oggi, non riuscire a dichiararsi antifascisti?

"Significa che si è persa la memoria. La nostra Costituzione è nata dall’antifascismo. Il Governo e la premier, anche se non riescono a dirsi antifascisti, hanno giurato su una Costituzione antifascista".

Cosa pensa del caso Scurati?

"È grave. Quando si cominciano a restringere gli spazi sulle opinioni, soprattutto su questi temi, è come se un po’ alla volta si perdesse la libertà".

Amalia Apicella

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