Restaurata la tomba di Gaetano Simoli

Il fabbro risparmiò tutta la vita per permettersi il monumento in Certosa, dove di solito c’erano soltanto i nobili.

Restaurata la tomba di Gaetano Simoli

Restaurata la tomba di Gaetano Simoli

Un lavoratore e la sua tomba. Il ricordo di una vita che vuole scavalcare il tempo e lasciare memoria di sè.

Torna finalmente a splendere, dopo sette mesi di accurato restauro, la tomba del fabbro Gaetano Simoli, primo lavoratore nella storia della nostra Certosa ad aver avuto la possibilità di accedere ad una sepoltura monumentale. Lo stesso Giovanni Pascoli definì l’opera realizzata dallo scultore Tullio Golfarelli un "poema del lavoro", e l’autore stesso "scultore degli operai".

Quale giornata migliore dunque per l’inaugurazione ufficiale al pubblico se non quella di domani, primo Maggio, la festa dei lavoratori. "Simoli fu il primo lavoratore che riuscì a permettersi un monumento funerario in Certosa, in uno spazio che normalmente era sempre stato riservato solo alle famiglie nobili. Per tutta la sua vita ha messo da parte i suoi risparmi per questo, il lavoro è stato il suo modo di emanciparsi. Per questo per noi è importante presentarla proprio il Primo Maggio" raccontano la direttrice generale e il presidente di Bologna Servizi Cimiteriali, Cinzia Barbieri e Simone Spataro.

Il restauro del monumento in marmo di Carrara dedicato al fabbro e alla moglie Liberata Morini – situato nel Campo del Chiostro settimo – è stato realizzato dal laboratorio Ottorino Nonfarmale, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bologna e le Province di Modena, Ferrara e Reggio Emilia.

"L’intervento si è svolto in più fasi: inizialmente abbiamo rimosso il materiale biologico presente sulla lapide (licheni, alghe e muschi) per capire quali fossero i materiali di costruzione – spiega nel dettaglio Giovanni Giannelli, direttore tecnico del laboratorio di restauro Ottorino Nonfarmale –. Inoltre i metalli erano in condizione di ossidazione e corrosione di stato avanzato, quindi abbiamo smontato la ringhiera e l’abbiamo portata intera in laboratorio per la sabbiatura. Infine, alcune lettere inscritte sulla tomba erano andate perdute, e le abbiamo riprodotte, riuscendo così a completare la dicitura. Il lavoro – conclude l’esperto – ha richiesto sette mesi anche perchè abbiamo dovuto rispettare le tempistiche di risposta delle reazioni alle sostanze utilizzate".

Il progetto ha visto il coinvolgimento anche del Settore Musei Civici: "È un momento d’orgoglio restituire alla comunità quest’opera restaurata, un lavoro che unisce tutela, conservazione e valorizzazione. Sono elementi importanti per riuscire a tramandare il patrimonio culturale della Certosa ai cittadini, ai turisti e alle generazioni future" conclude Eva Degli Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna.

Alice Pavarotti

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