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Spaccio di coca al Pilastro. Condannati i fratelli Abidi. Il business nel lockdown
Nuovi guai per i fratelli Abidi, già tristemente noti per varie vicende di cronaca, non ultima il tentato omicidio di via Natali al Pilastro, nel 2021, quando Ala sparò a un marocchino colpendolo al fianco e il fratello Dhia fu accusato di concorso e di lesioni alla vittima (i due furono condannati rispettivamente a sette anni e mezzo e sei anni, pene ora definitive), e altre vicende di droga, i due sono stati ieri condannati ancora una volta a sette e sei anni, in abbreviato, per spaccio di cocaina. I due tunisini, difesi dall’avvocato Bruno Salernitano (foto), dovevano rispondere di oltre cento cessioni di cocaina, eroina e hashish concentrate per lo più tra fine 2019 e inizio 2020; imputati con loro, per poche o singole cessioni, altre 14 persone. Addirittura, secondo le ricostruzioni della polizia che ha compiuto le indagini, le cessioni complessive tra ottobre 2019 e marzo 2020 sarebbero state "almeno 2.300", tutte al Pilastro nei pressi di via Deledda, gestite "in maniera organizzata e professionale".
L’indagine era scaturita a seguito della morte per overdose di una donna, che portò a una più ampia indagine sul giro di spaccio al Pilastro. Agli Abidi però non era contestato questo decesso.
Ora, Ala è in carcere e il fratello Dhia ai domiciliari. Il loro difensore, l’avvocato Salernitano, riflette però che "rispetto all’enorme mole di condotte illecite di spaccio contestate e considerando anche le diminuzioni di pena che verranno effettuate a seguito dell’applicazione dell’istituto della continuazione, posso ritenermi soddisfatto. E sono fiducioso di ridurre ulteriormente la pena in appello".
La continuazione è legata alla vicenda del tentato omicidio, processo in cui erano contestati ai due anche altri episodi di spaccio.
Ala sta scontando il carcere a Cuneo, città in cui a luglio era riuscito a ottenere i domiciliari sempre su richiesta del suo difensore di fiducia Salernitano, che aveva fatto leva sul comportamento corretto tenuto in carcere dal suo assistito e sul fatto che, scontando i domiciliari in Piemonte, sarebbe stato lontano dalla zona potenzialmente a rischio recidiva del Pilastro. Dopo che la condanna per tentato omicidio è diventata definitiva, però, Abidi è stato costretto nella struttura detentiva della stessa città.