FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Strada bloccata dagli eco-attivisti: "Azione illegale ma fine nobile". Così la giudice motiva lo sconto

In novembre si misero a sedere sulla tangenziale di Bologna: traffico nel caos e automobilisti infuriati. Condannati a sei mesi. "Non agirono per interesse ma per sensibilizzare sul cambiamento climatico".

Strada bloccata dagli eco-attivisti: "Azione illegale ma fine nobile". Così la giudice motiva lo sconto

Strada bloccata dagli eco-attivisti: "Azione illegale ma fine nobile". Così la giudice motiva lo sconto

Agirono "non certo per soddisfare un interesse personale ed egoistico, ma per uno scopo superiore, nobile e altruistico: la tutela dell’ambiente, messo a concreto e sempre più allarmante rischio di irreversibile compromissione dal cambiamento climatico in atto". Così la giudice del tribunale di Bologna Simona Siena motiva la concessione dell’attenuante dei motivi di particolare valore sociale per gli attivisti di Ultima generazione che il 2 novembre scorso bloccarono per un’ora la tangenziale, anche incollandosi con le mani all’asfalto con il cemento a presa rapida. I tre – Ettore, Aurora e Silvia, difesi dagli avvocati Elia De Caro e Mimma Barbarello – vennero arrestati, poi ebbero l’obbligo di firma. In primo grado sono stati dunque condannati a sei mesi per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio, e assolti dalle accuse di danneggiamento, manifestazione non autorizzata e inottemperanza al foglio di via. "Le condotte criminose" contestate ai tre, prosegue il giudice, "sono rappresentate da una forma di protesta, pur penalmente illecita, ma volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e i soggetti istituzionali sulle conseguenze dell’inerzia di fronte al cambiamento climatico e sull’ingiusta minaccia alle libertà future che pesa sulle prossime generazioni". "È indubbio – continua – che l’ambiente, valore costituzionale primario e precondizione per l’esercizio di diritti, anche fondamentali, della persona e della collettività, sia motivo di elevatissimo valore sociale". La protesta mirava a chiedere al governo di stanziare un Fondo di riparazione permanente per gli eventi estremi, tra cui l’alluvione che un anno fa colpì la nostra regione. Durante le udienze del processo ai tre attivisti, peraltro, altri sodali avevano organizzato flash mob e proteste davanti al tribunale di via D’Azeglio, in un caso versando a terra fango a simulare una piccola colata. Le condotte, spiega poi la giudice, "non hanno assunto connotati di gravità o violenza eccessivi rispetto al fine perseguito". Per quanto riguarda la violenza privata, consiste nell’aver costretto a sostare nel traffico numerosi automobilisti e motociclisti, l’interruzione di pubblico servizio nell’aver inciso sulla circolazione stradale anche di servizi pubblici.

"È un’attenuante rara – commenta l’avvocato De Caro –, qui saldamente motivata. Stiamo valutando l’appello sui due reati contestati, anche se siamo soddisfatti delle contestazioni cadute, tra cui quella della violazione del foglio di via, strumento spesso usato contro gli ecoattivisti".

Interviene sul caso Danny Labriola di Europa Verde-Verdi Bologna: "Quelle del giudice sono parole inequivocabili che rendono giustizia alle tante persone che con azioni anche forti tentano di scuotere una politica insensibile al tema ambientale".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro