Strage, battaglia in aula sull’orologio

Iniziato il dibattimento di Appello, Bellini collegato in video: la Corte deciderà se potrà partecipare dal vivo

Strage, battaglia in aula  sull’orologio

Strage, battaglia in aula sull’orologio

Paolo Bellini è tornato in aula. Solo virtualmente, però: l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale, condannato in primo grado all’ergastolo come esecutore materiale della strage del 2 agosto 1980, ieri ha infatti partecipato alla prima udienza del suo processo d’appello in collegamento video dal carcere di Spoleto, in cui è detenuto da giugno.

Immediata l’istanza alla Corte d’assise d’appello (presieduta dal giudice Alberto Pederiali) da parte dai difensori dell’imputato, gli avvocati Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti, che hanno chiesto il permesso di fare partecipare di persona alle udienze il proprio assistito. La Corte del resto aveva già disposto l’ordine di traduzione dal carcere umbro a quello della Dozza perché Bellini fosse vicino al tribunale, ma il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria l’aveva negato per motivi di sicurezza. "Noi pensiamo che il diritto costituzionalmente garantito di partecipazione all’udienza non possa recedere di fronte a una valutazione amministrativa fatta da un organo amministrativo, valutazione a mio parere emblematica di una cattiva organizzazione del servizio – così in aula l’avvocato Capitella –. Le chiedo di disporre la traduzione di Bellini in udienza". La Corte deciderà a giorni, prima dell’udienza del 7 febbraio.

Unico imputato ieri in aula, l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, condannato in primo grado a sei anni per depistaggio. Assente invece Domenico Catracchia, l’ex amministratore dei condomini di via Gradoli a Roma, accusato di falso ai pm e condannato a quattro anni.

Dalla prossima udienza, comunque, si entrerà nel vivo sulla carta che la difesa Bellini ha calato nei motivi d’appello presentati e su cui le parti sono ben pronte a darsi battaglia: il fotogramma di un orologio estrapolato dal video del turista Harald Polzer, girato in stazione poco dopo l’attentato, in cui, secondo i legali di Bellini, si trova la prova che l’uomo ripreso in stazione e identificato dall’ex moglie Maurizia Bonini come l’ex terrorista reggiano sarebbe in realtà un’altra persona. Se venisse provato, crollerebbe la prova chiave dell’accusa, che portò appunto alla condanna all’ergastolo di Bellini.

"C’è il fotogramma del video che abbiamo estratto dalla copia analogica che abbiamo fatto all’Archivio di Stato – così l’avvocato Capitella – da cui emerge che l’orologio di una signora che stava dietro al presunto Bellini segna un orario che può essere le 13.15 o le 12.15, comunque incompatibile con la sua presenza a Rimini alle 11.30, come dice la moglie". Bonini infatti smontò in aula l’alibi che aveva retto per l’ex marito per quarant’anni, riferendo che la famiglia fosse partita da Rimini diretta al Passo del Tonale non di prima mattina, come sempre sostenuto, bensì diverse ore più tardi, orario dunque compatibile con la presenza di Bellini in stazione alle 10.25. Perciò, la difesa chiede ora alla Corte di acquisire il filmato custodito nell’Archivio di Stato, per estrarne copia analogica e poi svolgere una perizia tecnica, per accertare l’orario segnato sull’orologio in questione.

f. o.