MARCO BEGHELLI
Cronaca

"Suonare con Muti è straordinario. Dà grande libertà ai suoi solisti"

Simone Nicoletta, primo clarinetto nell’Orchestra del Teatro Comunale, domani al Ravenna Festival "Sono stato anch’io nella Cherubini e tornarci è interessante. I giovani sono molto consapevoli".

"Suonare con Muti è straordinario. Dà grande libertà ai suoi solisti"

"Suonare con Muti è straordinario. Dà grande libertà ai suoi solisti"

L’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini compie 20 anni: un’incredibile eccellenza artistica prodotta nella nostra regione per la professionalità dei giovani musicisti. Ancora una volta, nei prossimi giorni, Riccardo Muti dirigerà questa sua creatura specialissima, cui si dedica con affetto paterno. Prima tappa, domani al Ravenna Festival. Per il Concerto K 622 di Mozart il solista invitato a suonare è Simone Nicoletta, primo clarinetto al Comunale di Bologna ma soprattutto ex ‘cherubino’.

Maestro, come ha trovato l’orchestra?

"È ovviamente tutta diversa da quella in cui mi ero inserito 10 anni fa, essendo per i ragazzi un’esperienza di durata triennale. Ho incontrato la generazione successiva alla mia: io sono del 1989, loro in gran parte nati nel nuovo secolo. La Cherubini è oggi in ottima forma, direi superiore a quella che ho frequentato io: giovani tutti molto motivati ed entusiasti nel fare musica, tanta disciplina e una completa venerazione per il Maestro Muti, dal quale ricavano un bagaglio di conoscenze ed esperienze incalcolabile. Eppure il valore di questa esperienza viene perlopiù disconosciuto dalle nostre istituzioni: quando si va a fare domanda per insegnare strumento nei conservatori italiani, i più neppure la valutano, perché considerata ‘soltanto’ una orchestra giovanile. È al contrario fondamentale passare attraverso esperienze simili prima di approdare a un’orchestra stabile, soprattutto oggi, che la concorrenza è altissima. Questa nuova generazione è molto consapevole: quasi tutti si sono formati anche all’estero, confrontandosi proficuamente con altre scuole strumentali e contribuiscono alla crescita qualitativa delle orchestre italiane. Non è il talento naturale che fa la differenza, come molti dicono, ma la determinazione e lo studio (non senza un po’ di fortuna)".

E sul piano umano?

"Alla prima prova mi guardavano con curiosità e ammirazione: lui è uno di noi che ce l’ha fatta! Per loro deve essere stata una sorta di rassicurazione che il percorso intrapreso è quello giusto. Poi abbiamo parlato molto liberamente: fra loro siede oggi in orchestra anche un mio allievo".

E il Maestro Muti?

"La sua leadership è palese su quei giovani: l’avverti anche quando non dice nulla. Non fa grandi discorsi: in prova gli bastano due parole per ribaltare l’effetto di un passaggio orchestrale. Però negli assoli strumentali lascia tanta libertà all’esecutore, dandogli completa fiducia, al contrario di suoi colleghi che vogliono avere giurisdizione su tutto. Il mio più bel ricordo è il concerto al Quirinale nel 2015, in quella sala storica, con il Presidente Mattarella, e tutti che ci guardavano da casa in diretta su Rai1. Alla fine di un assolo del clarinetto nei Ballabili dei ’Vespri siciliani’, mi sono permesso un rallentando quasi esagerato che non avevo mai fatto nelle tante esecuzioni precedenti in giro per l’Europa: mi è venuto spontaneamente così, ispirato forse dalla particolarissima occasione. E come ben si vede nella registrazione, il Maestro – che non se lo aspettava – me lo ha accolto con un sorriso che non dimenticherò mai".