Uccise il pusher fuori casa: "Ora sentire la testimone"

Domenico Checchi accusato di omicidio: disposto l’incidente probatorio

Si farà un nuovo incidente probatorio prima di decidere le sorti giudiziarie di Domenico Checchi, il trentaduenne bolognese accusato di avere ucciso il pusher Marouane Bechir, 42, sul pianerottolo della propria casa in via del Borgo di San Pietro, la notte tra il 24 e il 25 maggio dell’anno scorso. E sempre a maggio, ma di quest’anno, si cristallizzerà dunque la testimonianza della ragazza che quella notte era ospite di Checchi e perciò assisté ai fatti: lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Alberto Ziroldi, accogliendo la richiesta della difesa di Checchi, rappresentata dall’avvocato Alessandro Cristofori.

Pantaloni cargo e occhiali da vista griffati, Checchi – che poco dopo l’arresto fu messo ai domiciliari, poiché il gip riconobbe la presenza di alcuni "aspetti critici" nella dinamica tali da non escludere una legittima difesa, o un suo eccesso colposo – ieri si è presentato in tribunale accompagnato, oltre che dal suo legale, dai genitori, che sempre gli sono stati vicini in questi mesi; in aula c’era poi la giovane donna che a maggio dovrà rendere la propria testimonianza su quanto accadde quella tragica notte. Il gup ha ammesso infine alcuni documenti depositati dalla difesa, tra cui una relazione del Sert sul percorso di disintossicazione di Checchi e un’altra di carattere medico-legale su esami del consulente Matteo Tudini.

Un passo indietro. Come detto, il dramma si consumò in una notte dello scorso maggio. Attorno all’una, i condomini del palazzo al civico 136 di via del Borgo di San Pietro furono svegliati dalle forti urla provenienti dall pianerottolo del settimo piano, dove appunto stava l’appartamento di Checchi. Non era la prima volta che liti anche violente, con grida e strepiti, si erano consumate in quell’abitazione, rivelarono gli stessi vicini che contattarono poi le forze dell’ordine; mai si sarebbero però aspettati quanto poi accadde. All’arrivo degli agenti della Squadra mobile, infatti, Bechir era morto, trafitto al petto e al volto con un tirapugni modificato con l’aggiunta di una lama. Bechir era molto conosciuto nell’ambiente dello spaccio locale e aveva pure trascorso diversi periodi nel carcere della Dozza.

Checchi fu arrestato. Da sempre ribadisce di avere agito, quella notte, esclusivamente per legittima difesa, e che il quarantaduenne si era presentato alla porta di casa sua armato di coltello, introducendosi nell’ingresso in modo "fraudolento" per rubargli dei soldi che il bolognese teneva nascosti in un cassetto. Da questo tentativo di rapina sarebbe sfociata la colluttazione finita nel sangue. Per il momento non si sono costituite parti civili, nel processo.

Quello del prossimo maggio sarà il secondo incidente probatorio relativo a questa vicenda: a dicembre scorso ve n’era stato un altro, mirato a cristallizzare quanto emerso dalle analisi di periti e consulenti di parte sui reperti raccolti nel corso delle indagini e in particolare la droga e le tracce biologiche rinvenute all’interno dell’appartamento di Checchi subito dopo il delitto.

Federica Orlandi

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro