
Claudio Tacconi, 44 anni, è indagato per stalking, lesioni e simulazione di reato
C’era chi, quando smontava dal turno di pomeriggio ed era buio, si faceva "accompagnare fino all’auto per timore di aggressioni". Poi, gli operatori di elicottero "non lasciavano più incustodite le funi di sicurezza per paura che qualcuno potesse manometterle" (anche se il medico di elisoccorso e il pilota d’elicottero colpiti dai malori sospetti sono le uniche due parti offese che non hanno voluto procedere con la querela). In generale, il racconto univoco è "di un clima per niente sereno, pesante" e di precauzioni serratissime ormai divenute prassi, tra cui "cambiare l’acqua delle macchinette del caffè prima di prepararlo, non lasciare mai borracce o alimenti incustoditi, portandoli invece sempre con sé o chiudendoli a chiave nell’armadietto".
È questo il clima all’ospedale Maggiore delineato in prima persona agli inquirenti dalle vittime dei presunti avvelenamenti contestati a Claudio Tacconi, l’ex coordinatore della centrale operativa del 118 dell’Ausl. Le denunce, sporte nel novembre 2023 e poi integrate, permettono di tratteggiare un contesto logorato dall’ansia e dal timore, oltre che dal sospetto reciproco tra colleghi e dalla totale mancanza di fiducia gli uni negli altri. Tacconi, 44 anni, nei giorni scorsi ha ricevuto l’avviso di fine indagine: è accusato di stalking verso 10 colleghi in centrale e lesioni per averne avvelenati due con dei farmaci, oltre che di simulazione di reato per avere finto di essere stato a propria volta avvelenato e poi, 10 giorni dopo, aggredito a scopo di rapina. I fatti contestati risalgono al periodo 2020-2023; altri, antecedenti, sono trattati in un fascicolo a parte.
"Ho bevuto questo caffè dal sapore strano poi sono stata male. Mi era stato dato personalmente dal collega Tacconi, che conosco da anni e per questo non riesco ad accettare possa essere stato lui – dice un’infermiera –. Vorrei parlargli, mi deve una spiegazione guardandomi in faccia". Quasi tutti i querelanti hanno realizzato che i loro malori, tanto simili da divenire sospetti, potevano essere causati da un avvelenamento, dopo il malore di uno di loro, che, testato, è risultato positivo all’Entumin, un antipsicotico nelle disponibilità di Tacconi e che la vittima non assumeva. Questi si sentì male dopo un caffè offertogli dal coordinatore. Un altro, che accusò i soliti sintomi (sonnolenza, voce impastata, farneticazioni) dopo aver bevuto una Coca-cola, fece un esperimento: "Nel mio episodio – racconta ai carabinieri – la bevanda era diventata gialla, più scura sul fondo e più chiara in superficie. Dopo avere saputo che il farmaco utilizzato poteva essere l’Entumin, alcuni colleghi hanno fatto un esperimento, ottenendo lo stesso effetto. Il farmaco non è disponibile nel servizio di 118 – precisa –. Lo è solo in fiale, ma quelle non danno lo stesso effetto".
Altro caso nel mirino degli inquirenti: una collega stette male dopo aver mangiato in centrale dei tortelloni da asporto. Eccola registrata nelle telefonata al 118 di quella sera Dapprima risponde "con voce squillante". Poi, dopo essere stata chiamata da Tacconi che avverte dell’arrivo della cena, torna in linea "impastata, rallentata", addirittura rude con i pazienti in cerca di aiuto dal 118. Lo stesso accade a un’altra infermiera, mesi dopo, confusa al punto da non comprendere neppure le richieste formulate da chi chiede soccorso.
Fatti pericolosissimi. Per questo, dopo i casi, furono "implementati i livelli di sicurezza sull’elicottero" cui vennero "apposti sigilli adesivi alle parti mobili, di notte" e catene con lucchetto "all’accesso delle aree operative, limitando anche il personale" con conseguente ulteriore tensione tra i dipendenti.