ROSALBA CARBUTTI e CHIARA CARAVELLI
Politica

Bandiera della Palestina esposta davanti al Comune di Bologna: il fronte si spacca

La comunità ebraica: "Così si alza la tensione, i nostri morti dimenticati". Quella islamica: “Il massacro va fermato. Si mobiliti ogni città”

A sinistra Daniele De Paz. A destra Yassine Lafram. Nel riquadro la bandiera della Palestina esposta sul balcone di Palazzo D'Accursio

A sinistra Daniele De Paz. A destra Yassine Lafram. Nel riquadro la bandiera della Palestina esposta sul balcone di Palazzo D'Accursio

Bologna, 30 maggio 2024 – “Così si divide la città". Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna, è molto critico rispetto alla decisione del sindaco Matteo Lepore di esporre la bandiera palestinese sul palazzo comunale. E racconta di averlo già fatto sapere al primo cittadino.

Daniele De Paz guida la comunità ebraica di Bologna
Daniele De Paz guida la comunità ebraica di Bologna

Lei e il sindaco vi siete sentiti?

"Lepore mi ha anticipato la sua decisione, ci siamo confrontati. Gli ho detto che issando il vessillo della Palestina non si torna più indietro. Ho suggerito di esporre due bandiere: quella palestinese e quella israeliana. Così avrebbe dimostrato che a Bologna c’è volontà di dialogo".

Lepore ha detto che esporrà quella israeliana quando cesserà il conflitto...

"Dire questo significa rinnegare quello che lo Stato israeliano ha subito in questi mesi, dimenticare l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Perché, allora, non si è esposta la bandiera israeliana l’8 ottobre? Sembra quasi che i 1.400 ragazzi israeliani morti in 24 ore non meritino la stessa attenzione...".

Insomma, la mossa di Lepore rischia di peggiorare una situazione già tesa?

"Un gesto simile da un’istituzione pubblica non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione".

In realtà con il sindaco di Bologna c’erano già state altre tensioni in merito al conflitto in Medio-Oriente...

"Sì. Penso anche all’incontro in Comune a febbraio con Omar Barghouti (cofondatore del movimento a guida palestinese per il Boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele, ndr ), ad esempio. Per quanto riguarda la bandiera palestinese, la decisione del sindaco divide la città. Una divisione che non riguarda la comunità ebraica e il Comune, ma l’opinione pubblica. Vorrei far presente le violenze che sta subendo la comunità ebraica. Penso agli studenti israeliani nella nostra università, spesso insultati e offesi, fortunatamente da pochi. Vediamo anche docenti non contenti di insegnare a studenti israeliani quasi come se avessero il potere di incidere sul governo di Netanyahu. In questo contesto, servono risposte a chi occupa i binari per la Palestina. Non mettersi al loro fianco. Fa tristezza vedere che tra chi avalla tutto questo c’è il Comune".

Lei e la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche Noemi Di Segni, avete invitato Lepore a recarsi in Israele “nelle zone del massacro prima di esporre bandiere e slogan”...

"Ribadisco l’assoluta volontà affinché si costituisca lo Stato palestinese, ma ricordo che esistono dei civili, almeno 200, in ostaggio dal 7 ottobre, dei quali probabilmente non vedremo mai più la faccia. Non si può dimenticare".

Ricucire il dialogo con Palazzo d’Accursio è ancora possibile?

"Insisto per realizzare la casa del dialogo delle culture e delle religioni, a Bologna. Nel 2021 io, Yassine Lafram, il cardinale Matteo Zuppi con l’ex sindaco Merola e l’ex rettore Ubertini abbiamo firmato un protocollo d’intesa delle tre religioni. Ora va solo messo in pratica".

Yassine Lafram, presidente Ucoii
Yassine Lafram, presidente Ucoii

“Chiediamo a tutti i governatori di Regione e ai sindaci italiani di esporre la bandiera palestinese in segno di solidarietà con la popolazione vittima dell’ennesimo massacro". È l’appello che il presidente dell’Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), Yassine Lafram, aveva lanciato ieri. A Bologna, dove Lafram risiede, l’appello è stato accolto dal sindaco Matteo Lepore.

Lafram, come commenta il gesto del sindaco di Bologna?

"Accogliamo con molto favore la decisione del sindaco di esporre la bandiera palestinese in solidarietà con la popolazione civile massacrata ormai da sette mesi. Un genocidio che è davanti agli occhi di tutto il mondo e che purtroppo, pur vivendolo in diretta, facciamo finta di non vedere. Dobbiamo fare i conti con quello che sta succedendo in Medio Oriente, ma tutti quanti, perché se non si ferma questa mattanza prima o poi tutti ne pagheremo il prezzo. Io mi chiedo cos’altro serva per fermare Israele, che cosa serve ancora alla comunità internazionale prima di muoversi. Le comunità islamiche italiane stanno vivendo con angoscia questi mesi di massacri e non vogliamo che questa preoccupazione e questo dolore si trasformi in rabbia. Da parte del nostro Governo vediamo posizioni di astensione quando si prova a prendere anche solo qualche misura simbolica e questo ci rammarica veramente tanto, perché non dimentichiamo che storicamente l’Italia è sempre stata un Paese amico non solo del popolo palestinese, ma della causa palestinese".

Il gesto di Lepore andava fatto prima secondo lei?

"Non voglio polemizzare sui tempi, per noi già il fatto che il Comune di Bologna abbia avuto il coraggio di esporre diversi mesi fa il cartello per il cessate il fuoco e oggi (ieri, ndr) la bandiera palestinese significa molto".

A Bologna da mesi stanno proseguendo le manifestazioni a sostegno della Palestina, in piazza Scaravilli c’è stata la prima ‘acampada’ del nostro Paese. Quanto è importante per voi che questa mobilitazione dal basso continui?

"Queste manifestazioni e forme di protesta che vediamo in giro sono importanti perché è l’unica azione concreta che riusciamo a fare per mantenere viva la questione palestinese. Perché se a livello di media mainstream così come a livello politico la causa palestinese è qualcosa di ormai liquidato, queste rivendicazioni dal basso ci ricordano invece che quella causa esiste ancora. Ed è giusto che i giusti nel mondo continuino a sostenerla. Non importa se tutta la comunità internazionale, ovvero i governi, disconosce lo Stato della Palestina e i diritti di quel popolo. Finché questa memoria rimane viva nelle popolazioni, nelle persone comuni, c’è speranza per far sì che i palestinesi possano tornare ad avere un loro Stato, una loro autonomia e un loro diritto all’autodeterminazione".