Bologna, 21 febbraio 2024 – "Portare il Tour in Emilia-Romagna era un sogno, ma alla fine si è avverato. Anche pensare a un Bologna in Champions in estate poteva sembrare un sogno: ma a volte nello sport i sogni diventano realtà".
Davide Cassani ha l’anima del gregario e la mente di un visionario. Non a caso dopo aver smesso di pedalare ha fatto il ct della nazionale e oggi è il presidente dell’Apt Servizi dell’Emilia-Romagna. Tifare Bologna, invece, ce l’ha nel sangue fin da bambino. I cromosomi rossoblù glieli trasmise papà Vittorio, perché in Romagna (Cassani è di Solarolo) batte forte il cuore della colonia rossoblù cresciuta sull’onda del ‘così si gioca solo in paradiso’.
Cassani, anche per lei è l’ora di gòdere (come disse Thiago)?
"Specialmente per me. Quando ho visto la mia prima partita del Bologna la filastrocca era ‘Son finiti i tempi belli di Pascutti e Bulgarelli’. Finalmente c’è un Bologna che mi regala emozioni bellissime".
Qual è il segreto?
"Vedo come Thiago ha plasmato il gruppo, dandogli un’identità e un gioco dominanti. Ma fondamentale è l’idea di squadra: ogni giocatore che entra lascia il segno, come El Azzouzi con la Lazio. Non esistono titolari o riserve, questo Bologna è un tutt’uno".
Lei, che è stato un gregario di lusso, ama spesso ricordare che la squadra dà a tutti l’opportunità di vincere.
"E’ esattamente cosi: è la squadra che vince. E una squadra diventa vincente quando ognuno, nel suo ruolo, esprime il massimo delle sue potenzialità. E’ una massima che si può applicare alla lettera a questo Bologna: tutti sono importanti, tutti sono protagonisti".
Da ex ciclista: quali sono le tappe per l’Europa?
"Capisco bene il nostro allenatore quando ogni volta ricorda che la partita più importante è la prossima. La prossima è il Verona, che ha appena fermato la Juve. Occhio perché il Bologna con le grandi fin qui è stato superlativo ma qualche problema l’ha avuto quando ha incontrato squadre sulla carta meno forti, che tendono a chiudersi. Quindi sto con Motta: testa al Verona".
E testa alla Champions no?
"Non devi pensare troppo a dove sei oggi, altrimenti corri il rischio che ti vengano le vertigini. E non devi neanche porti un obiettivo, che non sia quello di ricavare il massimo da ogni partita. Godiamoci questo splendido presente, quando saremo a fine maggio tireremo una riga e lì vedremo dove saremo arrivati".
La appassiona il dibattito sul futuro di Motta?
"Per quello che sta facendo è logico che Thiago sia appetito da tutti, e non solo in Italia. La mia speranza da tifoso è che possa restare, ma so anche che non posso escludere la possibilità che a giugno vada via".
Si parla molto di Motta: ma dietro c’è Sartori.
"E dietro a Sartori c’è Saputo: vedere un presidente che in campo esulta con la squadra come ha fatto domenica all’Olimpico per un tifoso è bellissimo".
Sartori, dicevamo.
"Squadra costruita con grande acume. Aver aggiunto al gruppo due giocatori che nelle rispettive ex squadre hanno costruito qualcosa di importante, penso a Freuler che ha fatto le fortune dell’Atalanta e a Saelemaekers che ha vinto uno scudetto al Milan, si è rivelato fondamentale per la crescita dei nostri giovani".
Se fosse un ciclista Zirkzee chi sarebbe?
"Van der Poel: un cecchino, che non sbaglia gli appuntamenti che contano".
E Ferguson?
"Ferguson riesce a eccellere in tutto: mi viene in mente Pogacar, che vince sia le classiche che le corse a tappe".
Qual è il più bel complimento che si possa fare a questo Bologna?
"Cito mio figlio Stefano (allenatore del Victor San Marino protagonista in serie D, ndr) che una settimana fa era al Dall’Ara a vedere il derby con la Fiorentina. Dopo la partita mi ha detto: ‘Papà, questo Bologna per quanto gioca bene è illegale’".
Il 29 giugno il Tour de France sbarca in Emilia-Romagna, con la nostra regione protagonista delle prime tre tappe.
"C’è stato un grande lavoro dietro perché il sogno potesse diventare realtà. Un po’ come per questo Bologna".
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