Chiara Barin
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BFC

Soriano: "Bologna, ti ho aspettato. Un pezzo di me resterà qui, ora pronto a nuove sfide"

L’ex capitano: "Contatti in estate per il mio ritorno, purtroppo senza un lieto fine Sono felice per i miei compagni. L’Europa? Presto per dirlo, prima attenti al Toro"

Roberto Soriano, 32 anni: ha giocato con il Bologna da gennaio 2019 a giugno 2023, 153 presenze, 18 gol e tante partite con la fascia da capitano (Schicchi)

Roberto Soriano, 32 anni: ha giocato con il Bologna da gennaio 2019 a giugno 2023, 153 presenze, 18 gol e tante partite con la fascia da capitano (Schicchi)

BOLOGNA

Il pallone e la musica. Spesso la stessa cosa. Eccole, Bologna e Genova: così lontane, ma in fondo così vicine. Nel filo che lega queste due città, Roberto Soriano ha appeso le maglie più importanti della sua carriera. Quella della Samp che, su intuizione di Beppe Marotta, nel gennaio 2009 prese questo aspirante campioncino dai banchi del Bayern Monaco ("giocavo con Alaba, Kroos e Muller"). E la maglia rossoblù che, dieci anni esatti più tardi, lo accolse come in un abbraccio caldo, quello che solo Bologna sa dare. Così, mentre lavora per scrivere il finale della sua carriera, l’ex capitano fatica a scrollarsi di dosso la nostalgia dei suoi quattro e passa anni di Dall’Ara.

Soriano, le manca Bologna ?

"Mi manca, eccome se mi manca. Io e la mia famiglia abbiamo vissuti anni splendidi qui, un rapporto stupendo con la gente. Siamo rimasti a vivere sotto le Torri anche dopo l’estate, i miei bimbi avevano pure ricominciato la scuola. C’erano altre offerte, ma ho voluto aspettare. L’ho sempre detto: se ci fosse stata la possibilità, sarei stato contento di continuare".

Invece: l’infortunio con l’Atalanta, il contratto scaduto e non rinnovato, poi i rumors estivi di un ritorno di fiamma. Ma quant’è stato davvero vicino a rivestire il rossoblù?

"Non tanto, forse. Io quello che sapevo era che il club stava valutando di riprendermi, poi leggevo i giornali e sembrava fatta".

Thiago Motta l’ha più sentito?

"No, il mister l’ho visto l’ultima volta a Casteldebole quando, a fine campionato, ci hanno comunicato la decisione di non rinnovarci il contratto".

Si aspettava magari una sua telefonata, c’è rimasto male?

"No, ci eravamo parlati e salutati quel giorno".

Pensa che l’infortunio abbia cambiato il finale della sua storia a Bologna?

"Direi di noi, credo avessero già le idee chiare su di noi. Se penso anche a Nicola (Sansone, ndr ): ha fatto alla grande gli ultimi due mesi di campionato, ma poi stava spesso in panchina".

Dei senatori, è rimasto solo De Silvestri.

"Lollo se lo merita davvero, sono molto contento per lui. E’ un amico, lo sento spesso".

E con gli altri ex compagni?

"Abbiamo ancora i gruppi Whatsapp. Quando ero qui a Bologna per la riabilitazione, ci vedevamo fuori, ma non a Casteldebole, anche se ero all’Isokinetic, a due metri da loro. Ma giravano i rumors su un mio ritorno e non mi sentivo di andare: mi sarebbe sembrato come di voler far pressione".

E non l’abbiamo mai vista nemmeno al Dall’Ara.

"Anche lì ho preferito evitare. C’erano troppe chiacchiere, le avrei solo alimentate. Guardavo il Bologna da casa. Ma appena potrò, tornerò allo stadio".

Intanto se l’aspettava una partenza così forte?

"Le dico la verità: no. Quando ad agosto, di colpo, sono andati via Jerdy, Marko e Nico (Schouten, Arnautovic e Dominguez, ndr ), ero un po’ preoccupato. Poi hanno preso gente forte, costruito una rosa completa. E i risultati si vedono".

Ora, però, dopo il ko di Firenze, si riparte dal Torino di Ivan Juric. Che gara s’aspetta?

"La solita gara col Toro. Le squadre di Juric sono molto fisiche, vivono degli uno contro uno, non ti fanno giocare. Ma i rossoblù sanno soffrire e hanno le qualità per far male ai granata".

Hanno anche le qualità per puntare all’Europa?

"Ripeto: la squadra mi piace, sta facendo bene, ma la stagione è lunghissima. A novembre è presto per gli obiettivi".

Con uno Zirkzee così è difficile non farlo. Joshua, come lei, viene dalla scuola del Bayern.

"Non mi sta stupendo, perché negli allenamenti si sono sempre viste le sue qualità. E’ un attaccante moderno, completo: gli servivano solo fiducia e continuità".

E’ già da grande squadra?

"Potenzialmente sì. Poi dipende da tante cose: devi essere nel posto giusto al momento giusto".

Lei, invece, come sta ora?

"Con la famiglia siamo tornati a vivere a Genova, la città di mia moglie. Sto lavorando per riprendermi dalla ricaduta al ginocchio che ho avuto a fine campionato. Ho una grande voglia di tornare in pista, per febbraio sarò al cento per cento".

Scenderebbe in B per aiutare l’altra sua squadra, la Samp?

"La categoria non sarebbe un problema, c’erano stati anche contatti con i doriani, ma mi ero appena rifatto male. E io se firmo, il giorno dopo mi alleno. Non firmo tanto per portarmi a casa un contratto come tanti...".

Tra meno di un mese sarà un anno dalla morte di Mihajlovic. Un ricordo?

"Uno? Troppo poco. Gli devo tanto, forse tutto, come allenatore, ma lui non era solo calcio, anzi: Sinisa dava tantissimo nel rapporto umano. Tutto il mondo ha visto il carattere mostrato durante la malattia, il bene che ha voluto a noi e al Bologna. Ci chiedevamo perché in quei momenti non pensasse a riposarsi, a stare con i suoi cari. La risposta è che lui non ci ha mai voluto lasciare soli".

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