Dentro i sogni di Gazzoli. "Raccontare il basket è una cura per l’anima. Virtus-Milano da titolo”

Il conduttore porta il suo show ‘Passa dal BSMT’ live a Bologna e si racconta

"Raccontare il basket è una cura per l’anima. Virtus-Milano da titolo"

"Raccontare il basket è una cura per l’anima. Virtus-Milano da titolo"

Bologna, 25 marzo 2024 – Stacanovista, energico, trasparente. Raccontare storie, una passione. La voce, lo strumento per arrivare ai cuori della gente. Speaker di Radio Deejay, presentatore, creator, Gianluca Gazzoli ha inseguito i suoi sogni e, ora, vive in equilibrio tra mille impegni. Ama viaggi, spettacolo e sport, soprattutto la pallacanestro. E domani sarà per la prima volta live, al The Space Cinema di Bologna, con il suo podcast originale Passa dal BSMT. 

Gazzoli, che effetto le fa e perché ha scelto Bologna?

"Era da tanto tempo che ci chiedevano di fare un evento dal vivo. Abbiamo aspettato il momento giusto, ma non credevamo di andare sold out prima di annunciare gli ospiti della serata. È una grande dimostrazione di affetto e fiducia da parte della gente. Bologna mi piace molto e negli ultimi anni è tornata spesso nella mia vita. Io vivo a Milano e il Basement è lì. Non volevamo giocare in casa".

Tra gli ospiti ci sarà Marco Belinelli. Che rapporto ha con lui?

"Siamo molto amici, lo stimo tanto. Per me rappresenta lo sport: la tenacia, il sacrificio, la voglia di vincere. Quello che sta facendo, a quest’età, è impressionante. Sono contento per lui, la sua famiglia e il suo ruolo di papà. E anche perché in questi contesti si fida di me: è timido, ma quando facciamo qualcosa insieme si apre sempre tanto".

Facciamo un passo indietro. Il suo motto è “work hard, always smile”. Come è arrivato a questa consapevolezza?

Con il tempo. Mentre lavoravo ai miei progetti, mi sono reso conto che questo approccio stava facendo la differenza e l’ho voluto mettere per iscritto. È una consapevolezza nata per necessità: quando qualcosa accade, riesco a dargli una spiegazione.

Quanto è stato importante per lei non bruciare le tappe?

"Fondamentale. All’inizio volevo realizzare i miei sogni in poco tempo. Poi mi sono reso conto dell’importanza di fare tutti gli step e che quasi nessuno, tra chi aveva ottenuto tutto velocemente, fosse riuscito a mantenere quel livello. Ringrazio di non aver mai preso scorciatoie: tutto quello fai, ti serve anche a distanza di anni".

A causa di un’aritmia ventricolare cardiaca maligna, ha un defibrillatore impiantato nel petto dall’età di 15 anni. Cosa ha significato per lei?

"È stato un trauma. Mi faceva sentire diverso dagli altri, a volte in pericolo. Lo vivevo come un impedimento a fare quello che volevo. Per tanti anni l’ho tenuto segreto: pensavo che questa situazione riguardasse solo me".

Poi cosa è cambiato?

"Ne ho preso consapevolezza. Ho capito che ciò che mi causava sofferenza in quel periodo mi ha dato la spinta e la forza per affrontare il futuro. Quando l’ho raccontato pubblicamente, ho scoperto che molte persone vivevano come me. Probabilmente, se avessi parlato prima, sarebbe stato più utile per me e per tutti".

Dopo l’intervento non ha più seguito il basket e oggi è una sua grande passione. È qualcosa che la vita le ha restituito?

"Forse sì. I primi anni rifiutavo la pallacanestro perché vedere gli altri giocare mi faceva soffrire. Quando ho ripreso, crescendo, ho capito che non solo potevo seguire le mie passioni, ma addirittura condividerle e raccontarle. Grazie a questo problema ho vissuto esperienze che probabilmente non sarei riuscito a fare".

Torniamo al BSMT. Da dove nasce l’idea di crearlo?

"In primis, dalla voglia di raccontare storie d’ispirazione, creare rapporti e atmosfere speciali. Poi dal mio desiderio personale di fare un tipo di contenuti a cui nessuno, sui media tradizionali, credeva. L’ho potuto realizzare proprio come l’avevo immaginato".

Crede che il futuro sia sempre più sui social e sulla rete?

"Il media mainstream ha per forza bisogno della parte social, ma non necessariamente viceversa. Serviranno regole e autorevolezza per controllare il web, ci si sta accorgendo che un certo tipo di utilizzo fa male alla società. Ma è un percorso segnato: la gente valorizza il contenuto, non importa dove venga trasmesso".

Ha intervistato molti grandi della pallacanestro italiana e d’oltreoceano.

"Da giocatori storici come Dino Meneghin a volti nuovi come Simone Fontecchio. Sono contento perché, quando ho iniziato a caricare in rete video sul basket, ero l’unico. Adesso si è andati in questa direzione e mi fa piacere aver contribuito a raccontare le storie di grandi sportivi".

Tra i suoi incontri, chi l’ha colpita di più?

"Giannis Antetokoumpo per la sua umanità e per l’umiltà nel confrontarsi, che probabilmente nascono dal suo percorso e dal suo passato. Abbiamo giocato contro e ci siamo incontrati in poche occasioni, ma si è creata un’amicizia non banale che scaturisce dal suo modo di essere. E poi Kareem Abdul-Jabbar: quando entri in una stanza dove c’è lui, ti accorgi che ha un’aura diversa dagli altri".

In LBA, finale scudetto tra la Virtus e la sua Olimpia?

"La Virtus sta facendo un’ottima stagione, l’Olimpia ha alternato momenti di grande sconforto ad altri esaltanti. Penso la finale sarà questa, ormai un grande classico, ma non saprei fare un pronostico".

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