Rally: il cinquantatreenne bolognese in sella a una Honda 450. Si parte venerdì ad Alula, ultima tappa il 19 gennaio. Catanese al via della Dakar: "Sarà la mia settima edizione, per me è uno stile di vita»

Francesco Catanese, 53 anni, affronta la sua settima Dakar, il Rally Raid più massacrante del mondo, in sella alla Honda 450 Rally con l'assistenza di un team spagnolo. Un viaggio di 7.891 chilometri tra incognite e pericoli, dove si fa i conti con i propri limiti umani e fisici.

Settima Dakar, ma non ultima: non è ufficiale, ma è come se lo fosse. Sorride al telefono, a quattromila chilometri di distanza, Francesco Catanese.

"Ormai non dico più che non la rifarò – spiega il centauro bolognese – perché ho capito che è una cosa che non riesco a controllare. Fare la Dakar per me ormai è uno stile di vita: mi mantiene giovane nonostante i miei cinquantatré anni".

E allora sotto col settimo viaggio nel deserto per l’edizione numero 46 del Rally Raid più massacrante del mondo. Dove se sei al via devi farti il segno della croce e se non ci sei ti consumi di sana invidia per chi la corre. Si comincia il venerdì col prologo di Alula e dopo aver macinato 7.891 chilometri si approda a Yanbu il 19 gennaio.

Quattordici giornate di gara e una sola di riposo, il 13 gennaio a Riad. Catanese affronterà la sua settima fatica in sella alla Honda 450 Rally con l’assistenza del team spagnolo Pedrega e grazie a un pacchetto di sponsor (Tmf Racing, Ibs, Neri Motori e Oscalito) carruolati da Claudio Grazia, team manager di Tmf Racing. Catanese è uno dei 778 concorrenti, suddivisi nelle categorie moto, quad, auto e camion, che si sfideranno sulle insidiose dune del deserto dell’Empty Quarter, laddove si incendierà la battaglia e si svilupperà anche la grande novità di questa edizione, la Superstage crono di 48 ore. Anche questo è la Dakar.

"Mi ero iscritto anche all’edizione del 2023 – ricorda –, ma in allenamento mi sono rotto una clavicola e ho dovuto rinunciare: l’organizzazione ha tenuto buona la vecchia iscrizione ed eccomi qui".

Obiettivo: arrivare fino in fondo: facile a dirsi, complicatissimo a farsi. "La Dakar è la fiera delle mille variabili – dice – ed è un viaggio incredibile tra incognite e pericoli. Ma è soprattutto un viaggio dentro sé stessi e dentro le proprie paure. In questa corsa si fa i conti con i propri limiti umani e fisici e ogni maschera cade".

Massimo Vitali