Virtus perfetta sul trono scudetto

Battuta MIlano 4-0 dopo un playoff senza sconfitte: Belinelli e Teodosic guidano il gruppo al trionfo

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Virtus Bologna

73

Olimpia Milano

62

VIRTUS : Belinelli 15, Pajola 8, Alibegovic 6, Markovic 7, Ricci 5, Adams, Hunter 6, Weems 14, Nikolic ne, Teodosic 10, Gamble, Abass 2. All. Djordjevic.

OLIMPIA MILANO: Punter 11, Leday 2, Micov, Moraschini, Rodriguez 8, Biligha, Cinciarini 5, Shields 16, Brooks, Hines 10, Datome 10, Wojciechowski ne. All. Messina.

Arbitri: Mazzoni, Martolini, Borgioni.

Note. Parziali: 19-24; 41-43; 55-51. Tiri da due: Bologna 1538; Milano 1535. Tiri da tre: 1232; 531. Tiri liberi: 79; 1721. Rimbalzi: 35; 42.

di Massimo Selleri

Un siluro di Kyle Weems a 4’24“ dalla fine di gara 4 interrompe un digiuno lungo venti anni esatti e regala il sedicesimo scudetto alla Virtus. Giusto che sia l’americano a chiuderla perché la sua stagione riassume perfettamente quando ha vissuto la V nera in questa stagione: balbettante durante la reagular season del campionato e indiscutibilmente perfetta in questi playoff. Quel canestro vale il 66-56 e fotografa lo stato delle due squadre, i padroni di casa hanno più benzina rispetto agli avversari, ma anche la loro spia volge verso il rosso.

Difficile stabilire quale tricolore del passato assomigli di più a quello vinto ieri sera, forse andando a scartabellare l’almanacco quello che più gli si avvicina è quello della Stella vinto con in panchina Alberto Bucci. Anche allora i bianconeri non erano i favoriti e dovevano essere gli eterni secondi, eppure trovarono la forza per ribaltare ogni pronostico. Del resto non è un segreto che l’Albertone abbia avuto un ruolo importante nell’ingresso di Massimo Zanetti in questo progetto e più in generale nella rinascita della Virtus dopo una retrocessione in A2 che non lasciava presagire nulla di buono. Quando Giampaolo Ricci sigla poi il 71-60 tutti sono pronti ad andare in campo. Milano ha cercato di reagire con l’orgoglio, ma non è riuscita a scavalcare la compattezza dei virtussini. E’ sempre complesso raccontare le emozioni, ma in un anno in cui i tifosi questa squadra se la sono solo potuta vedere dai teleschermi di casa e capivano che c’era bisogno di loro, appena ne hanno avuto la possibilità hanno trasformato la Segafredo Arena in una bolgia. Più di 2.500 sicuramente, ma allo stesso tempo in completa sicurezza. Allo stesso tempo non è facile raccontare che cosa traspare dal volto dei giocatori che, quando in pochi credevano in loro, hanno fatto vedere di che pasta sono fatti. Dopo le delusioni di SuperCoppa, Coppa Italia ed EuroCup, è stata vinta la finale più bella, sicuramente la più sentita dal popolo della V nera.

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