La promessa di Cordinier. “Daremo tutto per tornare a casa con la Coppa Italia. Ora la Virtus è la mia Nba”

Isaia: "Final Eight piena di insidie. Io presto in America? Bello, ma non ci penso". E su Banchi: “Quello che ha fatto con noi è stato straordinario. Fin dal primo giorno abbiamo sentito che si fidava di noi”

"Daremo tutto per tornare a casa con la Coppa Italia. Ora la Virtus è la mia Nba"

"Daremo tutto per tornare a casa con la Coppa Italia. Ora la Virtus è la mia Nba"

Bologna, 14 febbraio 2024 – Tre stagioni alla Segafredo valgono il titolo di veterano anche per Isaia Cordinier. Domani contro Reggio Emilia la Virtus inizia la sua avventura in Coppa Italia tentando l’ennesimo assalto all’unico trofeo italiano che il presidente bianconero Massimo Zanetti non ha ancora vinto.

"La Final Eight è una competizione molto dura – spiega Cordinier – dove giochi 3 partite in pochi giorni. Bisogna affrontarla con una condizione mentale nuova perché ogni errore può essere quello decisivo. Non hai la possibilità di rimediare: se perdi vai casa e anche se vinci in un tempo brevissimo devi azzerare tutto perché nella gara successiva devi comunque dare il massimo. Questo approccio non dipende solo dall’avversario, come abbiamo imparato a nostre spese l’anno scorso, ma dipende soprattutto da quanto riesci a restare dentro alla competizione con la testa e con il fisico".

Cordinier, quest’anno, però, vi presentate con la fiducia di chi sta facendo bene sia in Eurolega che in campionato.

"Siamo una squadra diversa rispetto a quella passata. Probabilmente siamo più consapevoli di quelli che sono i nostri mezzi e da domani vogliamo confermare quello che abbiamo fatto fino a qui. La Coppa Italia è una competizione che il club vuole vincere ed è da tanti anni che la Virtus non la vince, per cui sarebbe importante per tutto l’ambiente che tornassimo a casa da Torino con questo trofeo sul pullman".

Uno dei vostri segreti è la disponibilità. Cinque minuti prima uno è un protagonista della partita e cinque minuti dopo si ritrova in panchina. Lei come vive questa situazione?

"Questo aspetto è un tratto caratteristico della nostra identità perché ognuno di noi sa di poter dare il suo contributo. La nostra chimica è molto duttile e questo fa sì che in base alla partita ci sia chi dà qualcosa in più e chi qualcosa in meno. Siamo una squadra che sul campo prova a esprimere i concetti che il nostro allenatore ci trasmette e a seconda dell’avversario c’è chi ci riesce di più e chi meno".

In un gruppo così esperto quale è il suo contributo?

"In realtà sono ancora in una fase dove devo ancora restituire quello sto ricevendo. Qui ci sono tanti giocatori che in carriera hanno vinto titoli importanti e che ogni giorno mettono al servizio della squadra il loro vissuto. Io cerco di ripagare questa loro fiducia facendo quello che mi viene chiesto al meglio delle mie possibilità".

In estate si è preso un tempo di riflessione prima di accettare la proposta del club. Che cosa ha fugato i suoi dubbi?

"La riflessione c’è stata da entrambe le parti. Io dovevo capire se la Virtus era il posto migliore per me e il club stava valutando se io ero il giocatore di cui aveva bisogno. Abbiamo condiviso questi aspetti e fortunatamente per tutti io sono qui".

Adesso si parla di un futuro imminente in Nba. Ci può spiegare lo stato dell’arte?

"Le voci di febbraio sono quelle che poi vengono puntualmente smentite. Io sono un professionista che ama la Virtus e per questo motivo adesso penso solo alla Coppa Italia e poi a finire la stagione nel migliore dei modi tra campionato ed Eurolega. Sarei molto felice se la Nba bussasse alla mia porta, ma preferisco concentrarmi sulle cose concrete che perdere tempo con le ipotesi".

Lei è un grande tifoso dell’Olympique Marsiglia. Qual è il suo giudizio sull’allenatore ‘Ringhio’ Gattuso?

"Ho un grande rispetto per il campione Gattuso e per quello che ha fatto come calciatore. In questo momento i risultati non sono buoni anche perché non riesce a trasmettere la stessa mentalità vincente ai suoi giocatori. Speriamo ci riesca presto".

Meglio un allenatore dai modi duri o meglio uno dai modi più accomodanti?

"Dipende dai gruppi, ma in generale quello che conta veramente è il modo con cui il coach ti trasmette la sua fiducia. Quello che ha fatto Banchi con noi è stato straordinario: ha utilizzato al meglio le nostre qualità senza togliere nulla a nessuno e valorizzando il gioco di squadra. Fin dal primo giorno abbiamo sentito che si fidava di noi".

Nel braccio sinistro ha tatuato un leone e un pallone da pallacanestro con la scritta "Thanks Dad". Perché?

"Mia mamma e mia sorella sono del segno zodiacale del leone e il mio papà è stato il mio primo vero allenatore. Essendo un uomo di sport mi ha insegnato a rialzarmi quando si cade e a restare con i piedi per terra quando i risultati ti fanno prendere il loro. Devo molto a loro tre e averli tatuati sul braccio è come averli sempre con me".

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