
Il venditore ambulante di bracciatelli, stampa del 1636
Primavera, malgrado tutto. Tempo, anche, di bracciatelli: millenario e nostrano dolce popolare, Ovvero i ‘brazadèl’, figli minori della ‘brazadèla’, ciambella in origine con un buco in mezzo: da cui il detto ‘non tutte le ciambelle riescono col buco’. Lecito credere che simili dolcetti, cioè i bracciatelli poveri ma buoni, sarebbero piaciuti anche a papa Francesco che ci ha appena lasciato. Tanto più che sappiamo dai biografi di San Francesco che anche il poverello, sentendo che s’avvicinava l’ora della sua dipartita terrena, chiese all’amica e consorella Domenica Settesoldi di farli i mostaccioli, i biscotti casalinghi che sua mamma gli preparava quand’era bambino. Un bel racconto, anche per i laici, perché non si tratta mica d’un peccato di gola, ma d’un desiderio di cose semplici e buone come quando eravamo bambini. Lasciateci dunque aprire la cannella dei ricordi. Tanto più che i bracciatelli erano il dolce della feste bambine dopo la Cresima e la Comunione, buona tradizione che ancora tiene botta in campagna e non solo. Era d’uso, un tempo che il parroco dopo la cerimonia religiosa offrisse nel cortile della canonica bracciatelli e cioccolata in tazza. Tra i sorrisi ma anche lo sconforto delle mamme perché le bambine i bambini finivano quasi sempre per ’sbruvaldarsi’ senza ritegno i vestitini della festa dopo aver tocciato le fragranti ciambelline nella goduriosa cioccolata calda. Ancora oggi, negli ultimi buoni forni artigianali, i bracciatelli tengono banco: con l’ulteriore pregio di essere meno costosi delle paste dolci il cui prezzo è anch’esso velocemente salito: vale anche per i ‘mignon’, i pasticcini ormai confezionati in porzioni da villaggio degli gnomi. Ma un bracciatello degno di questo nome non può essere ‘bonsai’: se no che gusto c’è? Inoltre, il nostro bracciatello ha un pedigree storico di tutto rispetto: il suo nome deriva dal latino medievale ‘braciadelus’, braccialetto. Chicche storiche: un capitolo del Dazio cesenate (ordinanza antisofisticazioni) del 1633 ammoniva i fornai prescrivendo bracciatelli ben preparati con ‘miele schietto’, cioè non annacquato. Risale al 1636 l’immagine (che vi riproponiamo qui accanto) del venditore ambulante di bracciatelli, tratta da ‘Le Arti a Bologna’. E non solo a Bologna ma in tutta la Romagna pontificia. Era proprio così il ‘ciambellaio’ che offriva la sua dolce mercanzia nelle feste e nei mercati: in questo modo, sino ai primi del Novecento. I bracciatelli erano inanellati, ben in vista, nei rami tagliati d’una pianta: ’Pianzì, pianzì, burdèl, che la mama l’av compra i brazadèl’, era il suo famoso richiamo (in seguito mutuato dai venditori ambulanti di bomboloni in spiaggia). Si fa poi presto a dire bracciatello: ogni forno artigianale aveva (ed ha) i suoi ‘segreti’ che rendono i propri bracciatelli diversi nel sapore. Valeva anche per i borghi: ad esempio, Longiano in passato era rinomata per certi suoi bracciatelli ‘speciali’. A proposito: amici buongustai ci segnalano in Longiano il forno ‘Demetra’ che fa proposte interessanti tra grani antichi e vecchi e nuovi sapori: non mancheremo di farvi un’ispezione golosa, in incognito, per doverosa verifica. Poi magari vi raccontiamo…