
Il divano non passa dalla porta, la signora chiede il rimborso alla nota azienda
Cesena, 28 ottobre 2023 – “Mai pentita tanto di un acquisto come quello di comprare un divano di una marca super pubblicizzata". A raccontare il perché di tale affermazione è Monica Belli che, convinta dalla tanta reclame televisiva e desiderosa di regalare un divano al figlio per la sua nuova casa, racconta di essersi recata nel negozio di una nota marca in viale Marconi.
Qui, concordate le misure con una consulente e rassicurata sul fatto che il prodotto scelto sarebbe passato da una porta di ingresso, ha versato 265 euro di caparra su una spesa totale di 877 euro di cui 79 per il trasporto a domicilio. "Giunto il momento della consegna a casa di mio figlio cui è intestato il contratto – racconta Monica -, i facchini dell’azienda, pur con tutte le manovre del caso si rendono conto che il divano proprio non entra e volendolo lasciare sull’uscio, insistiamo perché lo ricaririchino sul camion".
E qui comincia l’assurdo: "mi reco in negozio – spiega la donna -, per spiegare l’accaduto e per cambiare tipologia di divano. Non ho chiesto indietro i soldi della caparra, ma di poter sostituire il mobile imbottito con un altro". La risposta che Monica non s’aspettava è che non si può. E che c’è appunto una clausola nel contratto d’acquisto che lo riporta. Monica non se ne era avveduta, ma "devo pensare – riflette -, che un’azienda che si presenta seria, simpatica, accogliente, che fa della genuinità romagnola la sua bandiera, che fa pubblicità su reti nazionali, coinvolgendo personaggi del calibro di Mara Maionchi, Paolo Cevoli, Orietta Berti, Gerry Scotti, possa lucrare su una clausola che rende il cliente cornuto e mazziato?"
Insomma, la vicenda si trascina senza soluzione per quasi un anno, ignorando anche la missiva che Federconsumatori, per conto dell’acquirente fa pervenire alla ditta, quando "arriva una lettera dell’avvocato Francesco Marcello Frattin di Modena che intima a mio figlio – prosegue nel racconto Monica -, di "rendersi disponibile alla ricezione del prodotto e al pagamento del saldo entro otto giorni dalla ricezione della raccomandata: in difetto la mia mandante dovrà recedere dal contratto trattenendo la caparra da lei versata".
Insomma, oltre che apprendere che "gli artigiani della qualità", artigiani non sono ma commercianti, vogliamo anche scoprire che il trattenere la caparra sia una prassi consolidata? I testimonial ne saranno al corrente?