"Don Baronio, dopo 50 anni lo sentiamo sempre tra noi"

Oggi in cattedrale il vescovo Douglas Regattieri celebrerà una messa per ricordare il sacerdote con le scarpe rotte scomparso il 7 febbraio del ’74.

"Don Baronio, dopo 50 anni lo sentiamo sempre tra noi"

"Don Baronio, dopo 50 anni lo sentiamo sempre tra noi"

Il 7 aprile di 50 anni fa si spegneva la vita di don Cesare Carlo Baronio, le cui opere di carità continuano ancora oggi nel suo nome e sul suo esempio. Oggi alle 18, in Cattedrale, il vescovo Douglas Regattieri celebrerà una messa in sua memoria. La Chiesa lo ha proclamato Servo di Dio, ed è in corso l’iter del processo di beatificazione. La figura di don Baronio, è nella mente e nel cuore di chi non più giovane ha avuto modo di conoscerlo o comunque di incontrare quel prete, e non è retorica, con "le scarpe rotte", magari seguito da uno stormo di bambini orfani o poveri di cui si prendeva cura anche come educatore. Sacerdote diocesano e canonico della Cattedrale di Cesena, don Baronio era terziario francescano e durante la seconda Guerra Mondiale fu arruolato come tenente cappellano e inviato al fronte, dove guadagnò la medaglia d’argento al valor militare per avere soccorso e portato i conforti religiosi ai soldati, nel corso di un bombardamento, pur essendo lui stesso ferito. Don Baronio era nato in un palazzo di corso Cavour l’11 maggio 1887, ottavo di nove figli di una famiglia benestante. Laureato in Lettere a Roma nel 1919, in filosofia a Bologna nel 1923 e in Scienze Sociali a Bergamo, fondò e diresse la pubblicazione "Su le vie del bene" che continua ad essere editata. Privatosi di ogni proprità materiale si affidò alla Provvidenza dedicandosi a varie categorie di persone bisognose. A lui si deve la fondazione di diversi istituti in varie località della Romagna, del l’Istituto "Figli del Popolo" nella zona di Porta Santi (dove una scultura realizzata da Leonardo Lucchi lo ritrae a grandezza naturale, circondato da bambini intenti al gioco), dalla quale sarebbe poi sorta l’attuale "Fondazione Opera Don Baronio" di via Mulini, che dapprima accolse ragazzi in condizione di abbandono e poi anziani parzialmente o non autosufficienti, e che lo ospitò negli ultimi anni di vita. Don Baronio lasciò scritto nel suo testamento che nelle opere da lui fondate "vi fosse attenzione per l’accoglienza degli anziani, persone deboli, che nel futuro necessiteranno di cura e assistenza".

"Don Carlo Baronio è sepolto nella nostra casa – racconta con commozione Luca Brasini, presidente del Centro residenziale per anziani di via Mulini -, la stanza che lo ha accolto è visibile attraverso una porzione di pavimento in cristallo della cappella, ai piedi una statua che lo ritrae. È una sala delle reliquie che conserva oltre agli arredi, letto, scrivania dello studio, libri, anche una sua tonaca lisa, le scarpe consumate dai tanti chilometri che percorreva a piedi e il suo "saturno", il cappello con la tesa tonda e larga. Averlo qui, quale presenza costante è un grande dono, ci fa sentire la sua protezione e anche noi, come lui confidiamo nella Provvidenza che, era solito dire, è una banca che non fallisce mai. E, nonostante le difficoltà, ne abbiamo la riprova. Attualmente la casa di riposo si compone di struttura protetta, di un centro diurno e un residence; la casa residenziale accoglie 7 sacerdoti anziani che oggi alle 10.30, in una cerimonia riservata, insieme a tutti i religiosi della Diocesi celebreranno una messa ricordo di don Baronio, officiata dal vescovo Regattieri".

Raffaella Candoli