
Cesena, Elisa Graffiedi ha otto figli
Cesena, 7 ottobre 2018 - Il primo ad arrivare, quando Elisa Graffiedi aveva 26 anni (oggi ne ha 45), è stato Leonardo. Del tutto ignaro, ovviamente, che nel suo futuro avrebbe dovuto condividere mamma Elisa e papà Paolo con altri sette fratelli. È «caduto dal banchetto» (come si diceva una volta), con l’arrivo di Lia, che oggi ha diciotto anni. Poi sono seguiti Lorenzo, Ester, Maria, Giacomo, Maddalena e Pietro, che oggi ha due anni e mezzo.
Elisa, ci vuole coraggio oggi per fare otto figli?
«Ci vuole un po’ di coraggio e un po’ di incoscienza».
Una famiglia così si programma o arriva per caso?
«Nulla arriva per caso, ma di certo non l’abbiamo programmata. Mi piacciono i bambini e mio marito è d’accordo con me. I primi quattro sono nati a una distanza di un anno tra l’uno e l’altra, gli altri sono arrivati a circa due anni di distanza tra loro. Il piccolo l’abbiamo molto desiderato».
I figli rappresentano anche un impegno economico e organizzativo, che di questi tempi non tutti possono permettersi. Vero o falso?
«Beh, sembra che i soldi di fatto non bastino mai, ma se si pensa solo a quello... Le strade si aprono mentre si cammina, e si possono anche ricalcolare».
Quanto l’aiuta suo marito nella gestione dei figli?
«Mio marito è un uomo... (ride, ndr). Purtroppo i figli pesano sulle donne, che siano pochi o tanti. Poi mio marito è docente universitario, è molto impegnato».
Ha messo da parte la laurea in Psicologia, ha vissuto 17 anni tra una gravidanza e l’altra e oggi gestisce il negozio di abbigliamento di sua madre. Una superdonna?
«Non penso proprio. Le scelte che ho fatto mi hanno portato a sottrarre i momenti dedicati esclusivamente a me stessa, ma non c’è nulla di così straordinario nella mia vita, anche se ho la consapevolezza di avere una famiglia diversa rispetto alla media. Il lavoro, in realtà, mi aiuta a staccare dalle incombenze familiari: è qui in negozio che mi rilasso. Poi ogni tanto vado a fare nordic walking, altrimenti non si sopravvive. Qualche volta mi lamento... Fortuna che ci sono i nonni».
Chi fa la spesa e cucina due volte al giorno per tutti?
«Io. Esco dal negozio alle 12,30 e alle 13,30 siamo davanti ad un piatto di pasta, un po’ di carne e un po’ di verdura. Poi al pomeriggio sto con i ragazzi».
E i ragazzi, che compiti svolgono?
«Ci sono i turni per sparecchiare. Da un po’ sono stati inseriti a pieno titolo anche i più piccoli, tranne Pietro che va al nido e il più grande, Leonardo, che fa l’università a Trento. Ogni tanto c’è qualcuno che si nasconde in bagno per evitare di caricare la lavastoviglie. Bisogna richiamarli, insegnare loro a essere responsabili».
Come crescono i ragazzi che vivono con tanti fratelli?
«Sono più facili alle relazioni con gli altri, poiché abituati già a interagire in famiglia. Non avere tutto in esclusiva, poi, li abitua a dare il giusto valore alle cose».
E le vacanze?
«Difficile tutti insieme, anche per gli impegni di alcuni di loro. Recentemente siamo stati a Roma al concerto di Vasco Rossi, un regalo di mio fratello ai ragazzi. E ci è piaciuto molto uno scambio casa con un’altra famiglia svizzera altrettanto numerosa».
Ci vuole una casa molto grande per vivere in dieci?
«Abitiamo in un appartamento di medie dimensioni. Abbiamo letti a castello, qualche volta ci intralciamo e ogni tanto ci rifugiamo alla ricerca di un momento di pace. Però c’è molta allegria».
Si confonde mai quando li deve chiamare?
«Sempre. Soprattutto quando mi fanno arrabbiare».
Ci sono politiche di assistenza delle famiglie come la sua?
«Io non ne conosco. E’ la famiglia in genere che non viene aiutata».
Pietro sarà l’ultimo?
«(Ride, ndr) A questa domanda non voglio rispondere».