In salvo nella grotta del Passatore: "Nascosto dai tedeschi per 3 giorni"

Vincenzo Ricci, oggi 96 anni, nell’ottobre del 1944 ad Acquarola trovò rifugio sottoterra dalle bombe

In salvo nella grotta del Passatore: "Nascosto dai tedeschi per 3 giorni"

In salvo nella grotta del Passatore: "Nascosto dai tedeschi per 3 giorni"

Quella grotta del Passatore sottoterra, davanti al cimitero di San Demetrio (Acquarola) che nell’ottobre del 1944 salvò Vincenzo Ricci e altri del borgo durante i furiosi combattimenti che precedettero la liberazione di Cesena. E’ lo stesso Vincenzo, classe 1927 e nostro affezionato lettore, a raccontarci questa storia inedita. Quando la gentile Patrizia, figlia di Vincenzo, ci ha chiesto un incontro con suo babbo abbiamo subito acconsentito: a 96 anni una persona mica cerca visibilità, ha qualcosa di importante da dirci. E infatti: Vincenzo, pur nell’affollarsi di tanti ricordi, ci disegna una precisa cartina dei luoghi vissuti. Ecco il suo racconto: "Ero un ragazzo sfollato con i miei a Acquarola dai nonni materni, nell’ottobre del 1944. Il fronte della guerra e le bombe si avvicinavano anche lì. Nel borgo c’era un carro armato tedesco, nella vicina Villa Tesei un comando germanico. Con il fabbro di Acquarola che si chiamava Antonelli cercavamo un rifugio sicuro. Lui sapeva, glielo aveva detto suo nonno, che sottoterra dietro il cimitero di San Demetrio c’era una grotta detta del Passatore. Dopo alcune perforazioni la trovammo. Ci rifugiammo tutti lì. Quando finalmente uscimmo tre giorni dopo incontrammo gli inglesi che curarono anche mio zio ferito da raffiche di mitra perché era uscito a cercare cibo".

Vincenzo Ricci non enfatizza: ci sono dettagliate ricostruzioni storiche su quei giorni terribili. La manovra a tenaglia dell’VIII Armata Alleata risaliva da Rimini verso Cesena lungo la via Emilia e accerchiando i tedeschi sulle colline con truppe anglo-indiane. Dopo Montereale le truppe alleate liberano Acquarola il 17 ottobre e si spingono sino a San Demetrio. Su quei feroci combattimenti abbiamo anche la drammatica testimonianza dell’ufficiale tedesco Gerard Muhm: "Combattemmo contro i Sikh nelle tenebre tra le tombe del cimitero di San Demetrio. Poi ci spostammo a lottare di casa in casa e rientrammo in possesso del borgo di Acquarola. Ma poco dopo gli indiani ritornarono con maggior furia contro il nostro battaglione e noi ci ritirammo: la nostra compagnia attraversava il Savio alle 11 di sera, con l’ordine di marciare verso Bologna". Chiediamo a Vincenzo: com’era quella grotta? "Era più grande della mia sala da pranzo, con una colonna di tufo in mezzo e dei ripiani di pietra. Quando vi entrammo dentro, il fabbro Antonelli ed io, era del tutto vuota". La descrizione di Ricci fa pensare non solo ad un plausibile nascondiglio di briganti del Passatore (che operano i loro misfatti anche sulle nostre colline) ma ad un manufatto sotterranea precedente: forse una cella, cioè una conserva di derrate agricole e per la stagionatura dei formaggi. Ce lo conferma in via di ipotesi preliminare l’archeologo cesenate Michelangelo Monti. L’auspicio di Vincenzo Ricci sarebbe quello di ritrovare quella grotta che fu salvifica per lui ed altri: faccenda affascinante ma piuttosto complessa tra costi, permessi e lavori di scavo. Compito del cronista, intanto, è lanciare un “tam tam”: e raccontare ’ennesima nuova puntata di storia e storie delle nostre colline ancora da rivelare appieno.

Gabriele Papi