"Interferenza pesante sulle scelte delle donne"

Tiziana Nasolini critica l'emendamento della destra che vorrebbe far entrare associazioni antiabortiste nei consultori pubblici, minando l'applicazione della legge 194 e la libera scelta delle donne. La legge è nata per garantire una maternità libera e consapevole, non come negazione della vita. L'aborto è una questione che riguarda direttamente le donne ma coinvolge tutta la società.

Tiziana Nasolini, storica attivista cesenate per i diritti delle donne e rappresentante dell’associazione Ipazia Libere Donne, perché è contraria all’emendamento della destra?

"I consultori sono strutture pubbliche e laiche che devono agire applicando le leggi dello stato italiano. Far entrare nei consultori pubblici associazioni antiabortiste, significa minare ulteriormente l’applicazione della legge 194 e interferire pesantemente con la libera scelta delle donne. Questa legge, frutto di lunghe battaglie del movimento delle donne, ma anche di un compromesso tra la Democrazia Cristiana e i partiti di sinistra, è già fortemente ostacolata dall’obiezione di coscienza. È questo uno dei motivi per cui in Italia, con il 70% dei medici obiettori, è sempre più difficile abortire nei tempi previsti dalla legge".

Non pensa che la coesistenza delle due posizioni possa dare un’opportunità in più a chi deve fare una scelta spesso difficile?

"All’interno dei consultori pubblici non ci devono essere posizioni diverse, o contrapposte, ma l’applicazione corretta della legge, che definisce modalità ben precise di accesso a tale pratica. I consultori hanno già personale specifico (ginecologhe, psicologhe, assistenti sociali, ostetriche) deputate a tale scopo. Sono però strutture che sempre più spesso sono depotenziate: ci dovrebbe essere 1 consultorio ogni 20.000 abitanti, dato ben lontano dalla realtà. Sulla decisione di abortire ricordiamo che non tutte le situazioni sono uguali: per alcune donne si tratta di una scelta difficile, per altre di una decisione ponderata che non comporta necessariamente un trauma". Come intervengono i consultori nel caso in cui la donna abbia un ripensamento?

"La legge sulla IVG prevede che i medici dopo la richiesta invitino la donna ‘a soprassedere per sette giorni’, trascorsi i quali può presentarsi all’ospedale sulla base del documento rilasciatole. Lo ribadiamo: un diritto non è un dovere".

La 194 può essere letta come una negazione della vita?

"La legge 194 è nata perché le donne morivano di aborto clandestino o avevano gravi ripercussioni sulla salute, una legge per una maternità libera e consapevole. L’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito l’aborto tra i diritti umani affinché ‘vengano tutelati i diritti e la salute delle donne e delle persone incinte’".

L’aborto è una questione che compete agli uomini o alle donne?

"È una questione che compete in primis alla diretta interessata ma è anche una questione di civiltà che interessa uomini e donne, come ha dimostrato il referendum del 1981 che voleva abrogare la legge 194: il 68% della popolazione disse no. Uomini e donne insieme per difendere la laicità dello Stato".

Elide Giordani