
La preside del Classico in pensione: "Ho aperto la porta agli studenti"
Simonetta Bini, preside del liceo classico Monti di Cesena, la scuola più antica della provincia, dal 1° settembre andrà in pensione lasciando una scia luminosa e un senso di vuoto per gli insegnanti e gli studenti che l’hanno apprezzata per la preparazione e il tratto umano gentile e accudente. Proveniva dalla dirigenza del liceo linguistico Alpi. Ha insegnato italiano e latino.
Preside Bini, che cosa le lasciano gli anni al liceo classico Monti, ultima tappa del percorso scolastico?
"L’esperienza al liceo classico Monti è stata caratterizzata dal doppio sguardo: mantenere l’ancoraggio alla sua nobile e antica storia educativa – il Monti fu fondato nel 1861 – e accogliere la sfida della modernità con la sua complessità e i suoi chiaroscuri. Questo è stato un aspetto molto stimolante, in cui mi sono sentita coinvolta con il collegio docenti. Le criticità sono state legate al periodo storico attraversato (Covid, post Covid, alluvione) come è accaduto per tutte le scuole del territorio; la comunità del Monti è stata ferita anche dalla morte tragica e prematura di un suo studente, accaduta una settimana prima del lockdown, un evento che ci ha colpito in maniera profonda".
È più bello il mestiere di insegnante o di preside?
"Mi sono posta spesso la domanda. Si tratta di un impegno diverso e con diverse responsabilità, ma da entrambe le esperienze lavorative ho ricevuto molto in termini di relazioni umane quindi la risposta è che a conti fatti si arriva ad un pareggio".
La burocrazia imperante allontana la preside dagli studenti relegandola tra le beghe del suo ufficio. È così?
"Io ho fatto fronte a questo pericolo reale con la politica della porta sempre aperta: gli studenti sapevano che potevano venire in presidenza e li incoraggiavo a portare non solo problemi, ma anche proposte o progetti; ho sempre cercato di fare in modo che non mi percepissero solo come un burocrate, anche se à vero che la burocrazia è cresciuta enormemente!".
Che futuro avrà l’indirizzo con latino e greco?
"Spero vivamente che sia un futuro radioso. Il calo vistoso delle iscrizioni al classico in tutta Italia ha messo in luce purtroppo la scarsa fiducia delle famiglie nei confronti di questo indirizzo, che invece prepara con rigore ad affrontare la complessità. La classicità ha un deposito di valori intramontabili, perché contemporanei nel loro portato".
A scuola adesso comanda la tecnologia?
"Dalla tecnologia non si può prescindere, ma la tecnologia è uno dei mezzi, non è mai il fine tout court. Come frutto della ricerca scientifica dell’uomo, deve porsi al servizio dell’azione educativa,non prevaricarla. È un equilibrio difficile, da ricercare con determinazione per non perdere l’obiettivo della formazione integrale della persona"
Come sono cambiati gli studenti da quando è entrata nella scuola?
"Il cambiamento della società, indubbio, non può non riverberarsi anche sui giovani, ma attenzione: non sono cambiate le loro esigenze e le loro potenzialità, spesso purtroppo obnubilate erroneamente dalla cronaca dei fatti peggiori, che fa emergere solo superficialità e istintività. Gli adulti sono chiamati a responsabili esercizi di pazienza e a scelte che contemplino il loro complesso orizzonte".
E la scuola, invece, è migliorata o peggiorata?
"Dobbiamo sempre considerare che la scuola è innestata nella società, in cui ricorda il valore imprescindibile della cultura, dello studio e della formazione permanente. In questa prospettiva la scuola continua ad assolvere il suo compito, anche nel contesto attuale"
A che cosa si dedicherà nel nuovo tempo di cui si impossessa?
"Alla mia famiglia, ai miei amati romanzieri dell’Ottocento e alle piante, che coltivo con passione. Le relazioni familiari, la lettura costante e le piante hanno bisogno di una cura assidua, alla quale mi dedicherò. E comunque, anche nell’età della pensione, l’orizzonte della cultura non smarrisce i suoi profili".