L’acuto per Carducci. Torna a casa il 78 giri con la voce di Bonci

Il disco originale con il brano che il tenore cesenate cantò per il poeta a Villa Silvia nel settembre del 1904 è stato ritrovato negli Stati Uniti.

L’acuto per Carducci. Torna a casa il 78 giri con la voce di Bonci

L’acuto per Carducci. Torna a casa il 78 giri con la voce di Bonci

Era il disco che mancava nel già vasto patrimonio bonciano custodito dal museo Musicalia, nella aristocratiche stanze di Villa Silvia Carducci, e ora, l’originale del 78 giri della canzone che il tenore cesenate Alessandro Bonci cantò per Giosuè Carducci, nel corso di uno dei tanti soggiorni estivi che il poeta trascorse presso la dimora di Lizzano della contessa Silvia Baroni Semitecolo, torna proprio nel luogo in cui quell’evento avvenne. Si tratta della incisione di una delle più note arie del barocco italiano "Son tre giorni che Nina", attribuito a Giovanni Battista Pergolesi. L’importante ritrovamento si deve all’indefesso lavoro di ricerca compiuto dal curatore di Musicalia e collezionista Franco Severi, che lo ha condotto negli Stati Uniti e a tornare col prezioso reperto finalmente recuperato. Il disco lega il passato al presente di Villa Silvia Carducci e testimonia l’incontro di tre importanti rappresentanti del mondo della cultura del tempo: Carducci, Bonci e la contessa Silvia. Come documentato dal giornale dell’epoca, "Il Cittadino" di Nazareno Trovanelli, l’11 settembre 1904, alla presenza delle autorità e della nobiltà cesenate, Alessandro Bonci, al culmine della sua carriera, cantò per Carducci quel brano accompagnato al pianoforte dalla contessa Silvia. Fu una serata memorabile e l’interpretazione di Bonci tanto commosse Giosuè Carducci, premio Nobel italiano per la letteratura, da pregare il tenore di cantare ancora una volta il brano.

"La contessa era ottima pianista e compositrice – racconta Franco Severi -, parlava correntemente quattro lingue, vantava amicizie importanti tra le quali con la Regina Margherita di Savoia. La villa fu preparata per il suo arrivo nel 1905, che tuttavia non avvenne, mentre Carducci fu ospite della contessa per ben undici estati, tant’è che tutt’oggi la Villa ne conserva la stanza da letto con oggetti personali del poeta". Erano gli anni nei quali Alessandro Bonci era all’apice del successo, celebrato alla Teatro la Scala di Milano come uno dei più grandi tenori del mondo, e in America pagato addirittura il triplo di Caruso. "Riscuoteva successo nei più importanti teatri di Europa e degli Stati Uniti – aggiunge Severi -, in particolare al Metropolitan Opera House di New York, che lo rese ricco e famoso. Cantò al ricevimento dato da re Edoardo VII d’Inghilterra per il presidente di Francia Loubet, ricevendo in ricordo un gioiello in oro e diamanti. Thomas Alva Edison inventore della registrazione della voce, al termine di un concerto diretto da Arturo Toscanini al Metropolitan Opera House di New York volle conoscerlo proponendogli di registrare per lui brani d’opera su cilindri di cera e su particolari dischi denominati Diamond Disc. Bonci accettò e Edison pagò una penale per liberarlo da un contratto con una casa discografica italiana".

Di Alessandro Bonci, cui fu intitolato il teatro cittadino quando il tenore era ancora in vita, nel museo Musicalia è custodito il più importante patrimonio esistente, raccolto da Severi in Italia e nel mondo: dischi in gommalacca e in altre tipologie, cilindri in cera da lui registrati, vari documenti e un Vorsetzer,strumento che tramite rulli di carta forata è in grado di suonare automaticamente un pianoforte. Ora la Fondazione Severi e l’amministrazione comunale stanno lavorando per trasferire questo patrimonio al teatro "Bonci".

Raffaella Candoli