GABRIELE PAPI
Cronaca

L’antenato pontificio del Daspo. Il ’Precetto’ per fermare i violenti

Risse a colpi di pugni e coltelli eranno all’ordine del giorno nelle osterie a causa dell’abuso di vino

L’antenato pontificio del Daspo. Il ’Precetto’ per fermare i violenti

L’antenato pontificio del Daspo. Il ’Precetto’ per fermare i violenti

Misure di pubblica sicurezza: gli antenati dei cosiddetti Daspo. Riassunto delle puntate precedenti. Daspo è la sigla abbreviata di Divieto di Avvicinamento alle manifestazioni Sportive, misura emanata nel 1989 per arginare la violenza negli stadi allontanando i facinorosi. Recentemente è stata applicata (Daspo Urbano), anche a Cesena, per allontanare da determinate aree pubbliche personaggi recidivi in comportamenti molesti e pericolosi. Nella Cesena e nella Romagna pontificia, poco prima dell’Unità d’Italia, questa misura di polizia -anticamera di provvedimenti giudiziari ancor più gravi- era detto Precetto, più afflittivo dell’attuale Daspo. Il Precetto comportava per chi ne era colpito forti restrizioni di movimento: l’obbligo del rientro in casa prima dell’imbrunire e il divieto di uscirne prima dell’alba; a volte anche il divieto di frequentare osterie. I controlli erano affidati alla Guardia Civica, sorta di polizia locale di quel tempo: la Guardia aveva sostituito i Volontari Pontifici che si erano resi invisi alla popolazione per i loro comportamenti prepotenti e “sburoni”. Le osterie erano nel mirino dei controlli, causa le frequenti risse che talvolta degeneravano in coltellate. Risse in gran parte provocate soprattutto dal combinato disposto dell’abuso di vino e dal porto abusivo d’armi tipico di molti romagnoli di allora: come scriveva con lucidità Alfredo Comandini (figlio del garibaldino cesenate Federico), giornalista di fama nazionale nella seconda metà dell’800. E qui usciamo dall’amarcord per rientrare nell’attualità: anche al giorno d’oggi risse, cazzotti e balenar di coltelli sono tutt’altro che estinti, fuor dai locali pubblici. Causa spesso scatenante, come in passato, il “cocktail” sconsiderato di alcol, coltelli proibiti in tasca, rancori, spedizioni punitive. Si parla troppo poco, oggi, di coltelli: a giudicare dalla cronaca nera dei nostri giorni ce se sono troppi in giro. Non ci riferiamo ai coltellini multiuso da campeggio o da escursione: ma a quei coltelli che sono armi a tutti gli effetti, per la cui vendita esiste una precisa normativa, misconosciuta e aggirata forse più di quanto si creda. I duelli rusticani dovrebbero appartenere ai mondi arcaici di ieri: e invece, guarda un po’, sono ancora tra noi. Ecco perché proponiamo questa curiosa e ironica foto di fine 800: un duello simulato con tanto di padrini, non però con lame ma con bastoni di passeggio (la foto è tratta dalle raccolte del romagnolo Elio Caruso: ‘Forlì’ tra Ottocento e Novecento”: noi dichiariamo sempre i nostri debiti culturali). Perché anche il duello ”cavalleresco” per presunte questioni d’onore (o per regolamento di conti di varia natura) ebbe i suoi “aficionados” nella Romagna di ieri, malgrado fosse vietato. Memorabile un pubblico manifesto cesenate del giugno 1891 in cui Agostino Domeniconi, detto Beffuti (il temuto ras della squadra di Porta Romana, cioè Porta Santi) sfotteva il suo rivale Marsilio Ceccarelli detto Giannetto che non si era presentato al duello “cavallerescamente” concordato: perché? Perché Giannetto “voleva salvare la pancia ai fichi”… Meglio fare sipario.