ELIDE GIORDANI
Cronaca

Le ‘ferie’ dei medici in Africa: "Due settimane intense in missione tra malattia, sofferenza e sorrisi"

Sanitari del ‘Bufalini’ hanno utilizzato i giorni di riposo per effettuare interventi chirurgici nello Zimbabwe "Una larga fascia di popolazione presenta affezioni tiroidee gravi, con gozzi di dimensioni enormi".

Le ‘ferie’ dei medici in Africa: "Due settimane intense in missione tra malattia, sofferenza e sorrisi"

Le ‘ferie’ dei medici in Africa: "Due settimane intense in missione tra malattia, sofferenza e sorrisi"

La povertà estrema, le mille esigenze sanitarie risolte solo in parte da strutture eroiche ma insufficienti. Ma anche il calore umano, espansivo e gioioso, quello ormai raro nelle società opulente. E’ questo, come testimonia il dottor Dario Pietrantozzi, anestesiologo del Bufalini, che i volontari cesenati hanno trovato all’ospedale "Luisa Guidotti" situato nella All Souls a Mutoko (Zimbabwe, 150 chilometri dalla capitale Harare). Una missione che garantisce una assistenza di base ad una popolazione rurale di circa 70.000 abitanti. Intorno il caldo africano, il verde e le rocce, ma i nove volontari, cesenati e non, hanno avuto poco tempo per il panorama. I medici (tra cui anche Anna Bonsembiante da Trento e Augusto Cattaneo da Como) hanno lavorato dall’alba al tramonto per mettere a frutto 15 giorni di ferie che hanno preso dai rispettivi ospedali. Da Cesena c’era la dottoressa Beatrice Donini, l’internista Elena Magnani e il primario di Otorinolaringoiatria Massimo Magnani (entrambi guidano la missione dal 2018), e due specializzandi della medesima disciplina (Fabio Facchini e Elisa Lazzari). Sono stati impegnati nella soluzione di alcune affezioni della tiroide. "Per la nostra presenza - spiega il dottor Dario Pietrantozzi - ha fatto da ponte l’Associazione riminese intitolata a Marilena Pesaresi che, insieme a Luida Guidotti, è stata la fautrice dell’ospedale dove abbiamo lavorato".

"In quella zona - puntualizza Pietrantozzi - c’è una larga fascia di popolazione che presenta patologie tiroidee che provocano gozzi molto evidenti. Di dimensione assurde rispetto a quelli che siamo abituati a vedere. L’intervento è chirurgico ma non possiamo operare un’asportazione totale della tiroide poiché, lì, non tutti hanno la possibilità di avere i farmaci sostitutivi. L’asportazione, dunque, è parziale e si eliminano i noduli più grandi". Al termine della seconda settimana il gruppo ha effettuato 37 interventi. Ma in prossimità della conclusione della loro permanenza al "Luisa Guidotti" hanno effettuato solo interventi di chirurgia minore poiché volevano essere presenti nel caso in cui, operando con chirurgia maggiore, si verificassero sanguinamenti rischiosi tra i pazienti operati. Che sono principalmente donne tra i 45 e 65 anni, età compatibili con la cresciuta lenta di tali lesioni. "La sanità in Zimbabwe è privata, mancano le possibilità economiche per la cura e non c’è la cultura del controllo sanitario - specifica il dottor Pietrantozzi -. I nostri interventi consentono di accedere alla chirurgia quasi gratuitamente".

Cosa hanno portato con sé i medici di ritorno da Mutoko? "L’impatto lavorativo - dice Pietrantozzi - ci ha restituito una realtà che è esattamente l’opposto di quella che viviamo noi. Fortuna che c’è il direttore, l’odontoiatra Massimo Migani, trasferito lì da 14 anni, che ha creato un ambiente quasi incredibile per questa realtà. Da un punto di vista umano porto con me l’immagine della povertà ma anche dei bambini che ogni mattina ci venivano incontro, ci salivano in braccio e ci accompagnavano al lavoro".