
"Non chiamateci angeli del fango, ma ’chi burdél de paciùg’. Firmato i giovani cesenati che nei giorni dei primi soccorsi si sono lanciati con badile e stivali ad aiutare le famiglie e gli imprenditori alluvionati mettendosi a disposizione e riempiendo di conforto e speranza i cuori dei cesenati. Bene: i nostri ragazzi dal cuore grande, molti ancora all’opera, diventeranno una gloria cittadina.
L’intendimento è del sindaco Enzo Lattuca che ha comunicato sul suo profilo facebook di aver fatto portare in Comune lo striscione esposto nelle due settimane successive all’alluvione di martedì 16 maggio alla rotonda 11 settembre nei pressi del Ponte Nuovo, all’imbocco della via Emilia con via Savio.
Complice quello striscione è entrata immediatamente nella vulgata dei soccorsi agli alluvionati l’espressione colorita in dialetto cesenate, al posto di quella tradizionale ’angeli del fango’ che venne coniata da un giornalista del Corriere della Sera il 10 novembre del 1966 che fu il primo a utilizzare l’espressione ’angeli del fango’ con cui sulla stampa si mostravano le immagini dei tanti giovani accorsi da tutt’Italia a portare soccorso a Firenze, dopo l’alluvione.
Ci sono anche cesenati intenzionati a richiedere un’attribuzione toponomastica per "Chi burdél de paciùg’ ,magari nei pressi del quartiere San Rocco, il più colpito dall’esondazione del Savio, ma è difficile che il regolamento della Commissione Toponomastica possa prevedere tempestivamente una attribuzione così particolare in assenza del requisito della distanza di dieci anni o dalla morte di un personaggio o di un avvenimento di rilevanza, come ad esempio ’l’11 settembre’, riferito alla strage delle Torri gemelle nel 2001, della rotonda in cui lo striscione era stato posizionato. Intanto si partirà con il dare dignità come documento dei giorni della grande solidarietà allo striscione vergato dai giovani dell’alluvione del 2023, ben stampati negli occhi dei cesenati e che entreranno a far parte per sempre della memoria collettiva cittadina.
Andrea Alessandrini