Il pubblico ministero Sara Posa ha presentato ricorso in appello contro la sentenza del processo We Work, l’azienda di Pievesestina di Cesena (da due anni in procedura fallimentare) che si occupava di vendita di elettrodomestici e accessori di vario tipo prodotti o commercializzati da Vitha Group (macchine per il caffè, stuoie antalgiche, materassi, purificatori d’aria...) attraverso venditori ‘porta a porta’ utilizzando strutture di vendite piramidali. Infatti nel processo di primo grado, concluso il 13 aprile scorso davanti al tribunale collegiale di Forlì, la sentenza (13 imputati condannati e 4 assolto) aveva fortemente ridimensionato le richieste di condanna che il pubblico ministero aveva sollecitato nella sua requisitoria. Per il principale imputato Mario Pulcini, 43 anni, fondatore dell’azienda, con residenza ad Acquaviva Picena, nelle Marche, ma domicilio a Montiano, il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a sette anni di reclusione, ma il tribunale aveva escluso la maggior parte delle accuse (tra le quali l’associazione per delinquere) e aveva emesso una condanna a otto mesi di reclusione.
L’impugnazione del pubblico ministero Sara Posa riguarda le assoluzioni da quasi tutti i reati dei quali erano imputati, oltre a Mario Pulcini (difeso dagli avvocati Roberto Brunelli e Cinzia Felici), Carmine Scatorchia (53 anni, di Cesena, difeso dall’avvocato Piercarlo Bertolazzi, condannato a 4 mesi), Angelo Daniele (53 anni, di Rimini, difeso dall’avvocato Pasquale Delli Paoli, condannato a due anni di reclusione), Perez Luis Victor Pellegrino (34 anni) e Chiara Ricci (31 anni) entrambi di Mercato Saraceno, difesi dagli avvocati Antonio Baldacci e Davide Milanesi, condannati a 4 mesi, e Irene Mastromatteo (56 anni, di Rimini, difesa dall’avvocato Carlo Ambrosini, condannata a 4 mesi).
Il pubblico ministero ha presentato ricorso anche contro alcuni imputati assolti in primo grado: Giovanni Marchetti (59 anni, di Ripatransone in provincia di Ascoli Piceno, difeso dall’avvocato Giorgio Mambelli), Paola Pulcini (53 anni, di Ripatransone, difesa dall’avvocato Alberto Giammarini), Gian Marco Gramellini (46 anni, di Ravenna, difeso dall’avvocato Carlo Ambrosini), Mattia Femminella (45 anni, di Meldola, anche lui difeso dall’avvocato Carlo Ambrosini), e Alessandra Ladeira Riberio (52 anni, di Cesena, difesa dall’avvocato Vittorio Manes).
Il ricorso punta soprattutto a confutare l’assoluzione dal reato di associazione per delinquere e dall’ipotesi di estorsione per motivazione carente, omessa acquisizione di documentazione fornita durante l’istruttoria e carente esame degli esiti dell’istruttoria; a questo proposito il pubblico ministero cita la proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati i 20 merzo 2002 che ha portato all’introduzione del reato legato alle vendite piramidali. Il pubblico mnistero, inoltre, chiede alla Corte d’appello l’acquisizione della relazione fallimentare della We Work e degli allegati, oltre alla rinnovazione parziale dell’istruttoria con audizione di due testimoni e dell’imputato Pellegrino.
Il processo di secondo grado, probabilmente, si farà a Bologna nella seconda metà del prossimo anno.