"Porto in scena i miei ’gemelli’ in versione dark"

Valter Malosti reintepreta la commedia di Goldoni che apre la stagione di prosa del teatro Bonci

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di Raffaella Candoli

Stasera alle 21 e domani alle 16, la nuova stagione di prosa al Bonci inaugura con la commedia "I due gemelli veneziani" di Carlo Goldoni, dopo l’apertura della programmazione con l’opera lirica Suor Angelica. La regia è di Valter Malosti, direttore di Ert-Teatro Nazionale, che ne cura anche l’adattamento con la drammaturga Angela Dematté. Il doppio ruolo protagonista è affidato a Marco Foschi, nei panni dei gemelli identici, ma opposti, Zanetto e Tonino, il primo sciocco e credulone, il secondo furbo e accattivante; all’oscuro dell’esistenza l’uno dell’altro. Il testo originale del 1747, assume qui un’ambientazione dark, di farsa nera che si dipana in una scena perennemente buia, costituita da pochi praticabili e costruita dall’uso delle luci di Nicola Bovey e dai commenti sonori di G.U.P. Alcaro. Danno colore all’umanità il bianco degli abiti femminili e le giacche in damascato degli uomini; tra loro si muovono le maschere: Arlecchino, Colombina, Balanzoni. La commedia si apre sul cadavere di Zanetto, vittima di un raggiro fatale, vegliato da un ultraterreno Pulcinella. La vicenda di fraintendimenti e inganni, e l’antico tema del doppio goldoniano, di matrice plautina, si muovono tra amore e morte.

Valter Malosti, commedia divertente o cupa?

"Divertente, ma anche fosca, com’era la situazione nelle strade dell’epoca, farsesca ma anche oscura, per via di quelle morti, alcune in scena, compresa quella di uno dei due protagonisti".

La strada è molto presente nel testo.

"Sì, un’opera nella quale gran parte delle vicende si svolgono all’aperto; all’epoca le strade erano popolate da malintenzionati. Nei Mémoires, l’ultima delle sue opere, scritta a Parigi in francese, alla fine del 1783, Goldoni stesso rievoca un’aggressione da parte di banditi da cui sfugge miracolosamente, in mutande, e qui sta il ridicolo. Non sappiamo quanto il particolare comico risponda al vero o alla furbizia narrativa di Goldoni, ma tant’è che il clima era delinquenziale".

Lei interviene sull’aspetto linguistico goldoniano.

"Con Dematté e Piermario Vescovo, abbiamo esplorato il lessico dei personaggi ‘sporcandolo’, in modo che il loro italiano e anche il veneziano desse maggiore spessore ai personaggi, rendendoli più veri e meno manierati".

E allarga la prospettiva dei personaggi, soprattutto quelli femminili.

"Ci sono figure femminili tratteggiate al carboncino, che meritano maggior attenzione, anche perché il rapporto con i personaggi maschili risultava sbilanciato e dove non arriva Goldoni in commedia stessa ci vengono in soccorso quelle descrizioni di Beatrice e Rosaura che in altri testi vengono tratteggiate caratterialmente".

Perché nella commedia è funzionale la morte del fratello poco scaltro?

"Domanda che si sono fatti in tanti. Zanetto racchiude nella sua radice il nome Zanni, identificato nella commedia dell’Arte come lo sciocco, il popolano ingenuo, in contrapposizione con la borghesia che si va affermando in quel periodo. Perché uno prevalga, l’altro deve scomparire, o la parte doppia e meno gradita di sé".