Servizio civile più verde. Giovani anche nei campi

L’obiettivo è coinvolgere mille giovani fino a 28 anni nel mondo agricolo. Carli (Confagricoltura): "Puntiamo su innovazione e ricambio generazionale". .

Servizio civile più verde. Giovani anche nei campi

Servizio civile più verde. Giovani anche nei campi

Una porta aperta ai giovani dai 18 ai 28 anni interessati al mondo agricolo e agroalimentare, per favorire la riscoperta di un settore destinato a giocare un ruolo sempre più importante sia in ottica occupazionale, che di importanza strategica per il Paese. I Ministeri dell’Agricoltura e dello Sport nei giorni scorsi hanno sottoscritto il protocollo che porterà alla nascita del servizio civile agricolo, che avrà l’obiettivo di coinvolgere nel primo anno, a livello nazionale, mille ragazze e ragazzi grazie a un investimento di circa 7 milioni di euro. Il protocollo punta, come è stato annunciato nella nota diffusa dai Ministeri, a "rafforzare il servizio civile come strumento di promozione e sviluppo dell’agricoltura, in particolare quella sociale, offrendo ai giovani la possibilità di acquisire competenze trasversali che aumentino le prospettive di occupazione in ambito agricolo e agroalimentare, promuovendo e potenziando la conoscenza delle pratiche e della cultura contadina, valorizzando il welfare di prossimità al fine di potenziare l’erogazione dei servizi primari nel settore".

Le ricadute, in particolare in un territorio a forte vocazione agricola come il nostro, saranno ovviamente anche a livello locale. "Il ricambio generazionale da una parte e la necessità di far conoscere il vero lavoro agricolo dall’altra, sono esigenze che il settore primario avverte da tempo – riflette Carlo Carli, presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini -. Le misure che possono avvicinare i giovani all’agricoltura sono sempre da apprezzare e se il servizio civile agricolo si pone questi obiettivi è un’opportunità sia per i ragazzi che per il nostro settore. Certo, prima di esprimere un giudizio nel merito bisognerà aspettare i primi bandi: bene esperienze di agricoltura sociale, di contatto con l’innovazione che esprime il nostro mondo, di valorizzazione delle eccellenze agroalimentari, come ha anticipato il Governo, ma bisogna prestare attenzione a come sarà strutturato il servizio civile, in modo da evitare ogni genere di stortura nella sua applicazione". Il nodo è dunque prima di tutto legato alle modalità attraverso le quali i giovani si dovranno interfacciare con le aziende. " Chissà – prosegue Carli -, in futuro magari il rapporto potrà evolvere in un lavoro vero e proprio. Nel nostro territorio c’è una grande tradizione agricola e un tempo era normale per i giovani andare a lavorare in campagna durante l’estate; oggi, per tanti fattori, non è più così: magari il servizio civile agricolo potrà invertire la tendenza. Un riferimento interessante potrebbe per esempio essere quello degli studenti che frequentano l’istituto tecnico agrario cesenate".

Se l’idea è potenzialmente valida, di certo in ogni caso non sarà la panacea di tutti i mali del comparto: "Per essere chiari - chiude Carli – in questo modo non si risolveranno i problemi legati all’attrattività del settore e alla carenza di figure professionali. Però può essere una strada per mettere a contatto mondi diversi e purtroppo oggi lontani. In quest’ottica per esempio Confagricoltura Nazionale sta spingendo sull’agricoltura sociale".

Luca Ravaglia