Siravo: "Io, sir Falstaff e quelle allegre comari"

Questa sera al Plautus Festival di Sarsina l’attore e direttore artistico porta in scena la commedia di Shakespeare nella versione di Lerici

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di Raffaella Candoli

Edoardo Siravo, da quest’anno direttore artistico del Plautus Festival, torna a vestire gli abituali panni di attore protagonista, stasera alle 21.30, sul palco dell’arena di Calbano, per essere sir John Falstaff in "Falstaff e le allegre comari di Windsor" di William Shakespeare, nella versione e adattamento di Roberto Lerici. La regia è di Carlo Emilio Lerici. Siravo, Premio Flaiano alla Carriera 2020, rende omaggio alla memoria dell’amico fraterno Antonio Salines, grande interprete teatrale e del ruolo, scomparso un anno fa.

Siravo, perché portare nel ‘900 un testo di fine 500?

"Perché certe tipologie umane sono le stesse e si ripropongono nel corso dei secoli. La datazione, contemporanea ma non odierna, offre molti spunti di riflessione in riferimento ad un’epoca appena passata alla quale possiamo guardare con sufficiente distacco".

Cosa rende attuale il personaggio di Falstaff?

"Il fatto che voglia vivere al di sopra dei suoi mezzi, che ambisca ad una vita più agiata perché è il modello di società che lo richiede; perché crede di essere un furbo, e di raggiungere il suo intento fregando gli altri, ma alla fine sarà gabbato. Però, accanto al lato dichiaratamente brillante, il personaggio riflette un mondo governato da un’idea di successo, in cui è difficile districarsi tra false notizie e dubbi personaggi. Tutti siamo presi in giro o inganniamo qualcuno". Significativo che siano due donne a smascherarlo?

"Già, le donne, allegre, ma non cattive, e astute: quelle che voleva circuire e che scoprono il suo piano. Le due si avvalgono della complicità di una serie di personaggi, tra i quali i loro stessi mariti, due servi, e la compartecipazione di altri soggetti che 13 attori portano in scena. Una serie di intrecci che riportano alla trama di Càsina di Plauto, l’autore che ha dato il la a questa drammaturgia di teatro che esplora l’animo umano. Falstaff non è un Miles gloriosus e risulta simpatico. Pure lui ride quando i suoi piani vanno a rotoli, rendendosi conto di aver ottenuto quel che merita".

La rappresentazione è anche un ricordo di Antonio Salines.

"Un omaggio affettuoso. Riproporre lo spettacolo e ricoprire da parte mia, il ruolo che è stato di Salines, morto proprio un anno fa, è un recupero della memoria teatrale. La drammaturgia di Roberto Lerici e la direzione del figlio Carlo Emilio sono un ricordo di Antonio Salines: ho fatto Compagnia con lui portando in scena tanti classici, Carlo Emilio Lerici è stato il suo braccio destro e lo spettacolo è realizzato dal Teatro Belli di Antonio Salines con la compagnia Mauri-Sturno".

Una riflessione sull’andamento della stagione teatrale?

"Fin qui ottimamente. Agosto è un fuoco di fila di eventi".