
T-red, il Comune vince ancora I giudici di pace smentiti in appello
Ormai non c’è più nulla da fare per gli automobilisti e motociclisti che hanno preso una contravvenzione per aver superato con le ruote anteriori la riga trasversale di arresto agli incroci con semafori sorvegliati dai T-red, i micidiali occhi elettronici ai quali non sfugge alcuna infrazione al Codice della strada. I giudici di pace avevano riconosciuto la validità delle argomentazioni esposte da chi aveva subite le contravvenzioni (riga trasversale tracciata a una distanza dall’incrocio diversa dal metro previsto dal comma 5 dell’articolo 144 del Regolamento di Attuazione del Codice della Strada, i cartelli di segnalazione piccoli e posti a un’altezza che li rende praticamente illeggibili...) e aveva accolto alcuni ricorsi annullando le contravvenzioni, ma i giudici togati hanno accolto le ragioni addotte dai legali dell’Amministrazione comunale (Benedetto Ghezzi e Fiammetta Gozzoli) e hanno condannato i multati non solo al pagamento della contravvenzione (da 41 a 169 euro e decurtazione di due punti patente), ma anche al pagamento delle spese legali.
L’ultima causa era relativa al ricorso di una donna di Faenza alla quale era intestata una Mini che il 23 gennaio 2021, guidata dal marito della figlia, si era fermata all’incrocio con semaforo rosso con le ruote anteriori poco oltre la riga trasversale, ma senza attraversare l’incrocio. La donna, che davanti al giudice di oace si era difesa da sola, non si è presentata al processo d’appello.
L’Amministrazione comunale ieri ha comunicato che il suo operato "è legittimo. Con la pubblicazione dell’ultima sentenza relativa ad un appello del Comune, sempre in tema di T-red, si chiude un capitolo importante che certifica il corretto posizionamento del sistema di telecamere di rilevazione delle infrazioni commesse ai semafori, della linea orizzontale e della segnaletica verticale. Anche in questo caso infatti l’appello presentato dall’Ufficio di Avvocatura del Comune è stato accolto con l’integrale riforma della sentenza del Giudice di pace e la conferma della sanzione al Codice della Strada. In totale le cause decise in grado di appello sono state 7, tutte favorevoli al Comune (5 appelli presentati dall’Amministrazione comunale e 2 in cui il Comune è stato convenuto in appello)".
In realtà andrebbe conteggiato anche il primo ricorso vinto dall’avvocato Emanuele Gentili che è passato in giudicato perché il Comune non fece ricorso.
Va sottolineato che le contravvenzioni fatte con i T-red rappresentano una cospicua forma di entrata per le casse comunali: lo scorso anno furono fatte 4.961 contravvenzioni, per un importo presumibilmente vicino ai 200.000 euro.
Nel suo comunicato l’Amministrazione comunale riconosce che "Il comma 5 dell’articolo 144 del Regolamento di Attuazione del Codice della Strada prescrive che la linea di arresto deve essere tracciata alla distanza di un metro dal limite dell’attraversamento pedonale", ma evidenzia che i giudici hanno ritenuta corretta la propria interpretazione secondo la quale "tale misura di un metro dovrebbe essere intesa come limite di distanza minimo e non tassativo: l’interpretazione del Comune appare condivisibile. Infatti, è evidente che scopo perseguito dal legislatore con la norma in esame è quello di fissare una distanza che consenta di tutelare i pedoni sull’attraversamento pedonale, in modo che l’arresto dei veicoli avvenga in condizioni di sicurezza e senza recare intralcio al loro attraversamento o recare pericolo",
Paolo Morelli