Università della terza età: "Un museo della città per i nostri tesori"

In archivio il 36esimo anno accademico dell’Ute del presidente Vaienti "Abbiamo raggiunto i 100 soci che hanno partecipato a 63 lezioni".

Università della terza età: "Un museo della città per i nostri tesori"

Università della terza età: "Un museo della città per i nostri tesori"

Una grande capacità organizzativa, tante competenze culturali e la volontà di aggregare e tenere attiva la curiosità di chi non manda in pensione la mente, animano Daniele Vaienti, il quale ha condotto in porto il 36esimo anno accademico dell’Università della Terza Età (Ute) che presiede da diversi anni con la collaborazione di Mirella Montanari. "Abbiamo raggiunto i 100 i soci - dice Vaienti - che hanno partecipato a 63 lezioni, con 50 relatori. Un convegno è stato dedicato a Giovanni Maroni, storico e docente, in collaborazione con l’Associazione ‘Zaccagnini’ e un incontro alla poetessa Premio Nobel Wislawa Szymborska, con il patrocinio del Comune e del Consolato generale di Polonia a Milano". Le lezioni si sono tenute in diverse sale: il teatrino della casa di riposo Don Baronio, la sala della Cisl di via Renato Serra, la Sala "Biagio Dradi Maraldi" della Banca Crédit Agricole e la Basilica del Monte, con la presentazione delle opere del pittore Pier Paolo Pollini". Accanto alle lezioni ci sono state anche visite guidate, come al San Domenico di Forlì, ormai un appuntamento fisso e sempre di grande interesse, e tre gite nelle città di Arezzo, Comacchio e Imola. "Proprio Imola – sottolinea Vaienti -, con l’accesso al Museo San Domenico, situato in un ex convento in uno degli edifici più importanti del centro storico, ci ha indotto a riflettere sulla mancanza a Cesena di un Museo della città, per mostre temporanee o esposizioni permanenti". Vaienti rammenta come in passate legislature si fosse ipotizzato di ricavare un museo nel vasto complesso di Sant’Agostino (non all’interno della chiesa che resta in capo alla curia). "Nel chiostro del S. Biagio – prosegue Vaienti – c’è una tabella che elenca i piccoli musei sparsi nel Comune, alcuni non più attivi, che potrebbero invece essere accorpati in un unicum. Il materiale espositivo poi non manca. Qualche esempio? Tutti gli strumenti di lavoro usati dal liutaio cesenate Arturo Fracassi; documentazione relativa alla centuriazione romana; le miniere di Formignano. O meglio ancora si potrebbe ricavare un grande museo archeologico, perché quello della Malatestiana nasce già insufficiente, mentre nei depositi della chiesa di San Domenico giace materiale che merita di essere esposto". A tale proposito Vaienti ricorda come un sopralluogo fatto da amministratori comunali negli anni ’90 abbia frettolosamente giudicato troppo oneroso il recupero del complesso Sant’Agostino che comprende il cosiddetto Camerone, che risale al Cinquecento, inserito nelle mura malatestiane, altro punto forte della città e prossimo alla Portaccia. Insomma, Vaienti e con lui i soci Ute, mentre è in preparazione la ripartenza di settembre, auspicano che la prossima giunta che emergerà dalle elezioni voglia mettere in agenda questo progetto che vedrebbe Cesena al passo con altre città a noi vicine, magari prendendo esempio proprio da Forlì o da Rimini; quest’ultima, accanto alla Domus del chirurgo ha costruito il Il Museo della Città con ritrovamenti archeologici, opere d’arte anche donate da privati e preziose collezioni.

Raffaella Candoli